Cosa accade quando si guarda un quadro? Sei finzioni narrative di D. Arasse

 

 

Una piccola raccolta di saggi, scritti con uno linguaggio a tratti divertente e ironico, ma sempre comprensibile ed originale, per le invenzioni nel modo di comunicare contenuti anche complessi, è l’oggetto del mio articoletto di oggi. Il titolo del libro è Non si vede niente. Descrizioni (Piccola Biblioteca Einaudi (Mappe)), pubblicato nel 2013, a dieci anni dalla scomparsa del suo autore, Daniel Arasse, uno dei maggiori storici dell’arte degli ultimi decenni che fu, tra i molti incarichi, direttore di ricerca presso l’Ecole des hautes études en sciences sociales di Parigi. Negli anni ’80 era stato direttore dell’Istituto Francese di Firenze ed aveva approfondito gli studi sull’arte rinascimentale italiana, a cui sono dedicati alcuni saggi come quelli su Francesco del Cossa, Tiziano, Tintoretto. Ma anche l’arte fiamminga e olandese lo appassionarono e gli scritti su Bruegel il Vecchio, e l’ultimo della raccolta, su Las Meninas di Velazquez lo testimoniano. Per questi e molti altri motivi che vi illustrerò, l’agile libretto può essere proposto come piacevole ed istruttiva lettura ai ragazzi degli ultimi tre anni di scuola superiore.

Ho scoperto il libro per caso, un giorno d’estate in libreria, attratta dal titolo accattivante per uno storico dell’arte -Non si vede niente- e mi sono chiesta: dove vorrà portarmi uno dei più acuti studiosi di iconografia del ‘900, che avevo conosciuto grazie ad un bellissimo saggio sulla Camera “picta” o degli sposi di Mantegna? Già dalle prime pagine, ho capito che sarebbe stata una lettura insolita, perché l’autore a volte si rivolgeva ai lettori direttamente, come durante una conferenza con il pubblico in sala, oppure dialogava con un interlocutore esperto, ma con diverse convinzioni rispetto alle sue, creando una vivace diatriba sull’interpretazione di un’opera; sceglieva anche la forma epistolare per inoltrarsi nella lettura di un dipinto di Tintoretto, chiedendosi come mai nel momento dell’interpretazione “riusciamo ad essere così lontani l’uno dall’altra?”

L’occhio di Arasse si sofferma proprio su quei dettagli che costituiscono delle variazioni, delle anomalie rispetto alle interpretazioni tradizionali, come nel caso dell’Annunciazione di Del Cossa conservato a Dresda, alla Gemaldegalerie. Nel saggio intitolato Lo sguardo della lumaca, l’autore si chiede cosa ci stia a fare la lumaca sul bordo inferiore del quadro, se vi sono casi di presenza dell’animaletto in altre opere, se la sua collocazione abbia a che fare con il tema ed il contenuto religioso del dipinto. Le domande e le ipotesi si fanno sempre più incalzanti e, per trovare delle convincenti risposte, Arasse mette in campo le sue conoscenze iconografiche, prospettiche, le sue ampie letture critiche, ma, alla fine, fa appello proprio all’occhio di chi guarda, alla sua capacità di percepire ciò che sta avvenendo, l’annuncio a Maria, un evento così impensabile ed enorme che porterà l’Invisibile (Dio) a diventare visibile, mediante l’Incarnazione. Ma guardando, non si vede, di fatto quello che accade nella Vergine, entro un’architettura illusoria ed improbabile, benchè misurabile. La lumaca ci vede poco, sembra quasi ignorare la scena, ma ci permette di fermarci a riflettere e diventa così il varco attraverso il quale c’inoltriamo nell’osservazione e nell’interpretazione del dipinto.

 delcossa  Francesco Del Cossa, Annunciazione, 1470-72, tempera su tavola

   

Ancora più sorprendente e avvincente è il percorso che Arasse ci fa compiere davanti alla Venere di Urbino di Tiziano, dipinto celeberrimo della storia dell’arte, tanto da divenire un modello per molti artisti, fino a Manet, che nell’Olympia ne dà un’interpretazione moderna, anzi attraverso di essa, il pittore francese introduce il concetto stesso di modernità. Di tutto questo parla Arasse nel saggio La donna nel cassone: fin dalle prime battute - “Una pin-up?” E nient’altro. Una pin-up pura e semplice.” - capiamo che il tono della trattazione sarà particolarmente vivace, ma nello stesso tempo siamo altrettanto colpiti dalla quantità di dati che lo studioso mette in campo per contrastare le obiezioni dell’interlocutore e per far comprendere il valore del dipinto per chi l’ha richiesto e per noi che lo vediamo oggi. Anche in questo caso, il cassone sul fondo, nel quale la domestica inginocchiata sta cercando qualcosa, è uno di quei dettagli che l’autore prende in considerazione per dirimere molti dubbi sul significato complessivo dell’opera.

Non soltanto il nostro sguardo è chiamato in causa, ma anche quello della donna, che in entrambi i casi, ci guarda dalla superficie del quadro. Perché?

tiziano Tiziano, Venere di Urbino, 1538, olio su tela

manet E. Manet, Olympia, 1863, olio su tela

 

L’ultimo saggio – L’occhio del maestro - che vorrei citare è quello che chiude il libro: tratta di una delle opere più controverse, per quel che riguarda l’interpretazione, di tutta la storia dell’arte, Las Meninas di Velazquez, conservata al Prado di Madrid.

Arasse inizia a studiare il dipinto a partire dagli studi di Foucault per giungere alla più recente interpretazione della direttrice del Museo del Prado, Manuela Mena Marques. Storici e teorici han detto tutto ciò che si poteva dire sul quadro, ma le loro letture spesso si contraddicono oppure devono integrarsi. Arasse si sofferma, invece, sull’anacronismo che lo caratterizza: è un quadro fuori dal suo tempo, che permette di ipotizzare nuove chiavi di lettura e nuovi modi di guardarlo perché il tempo non lo esaurisce, lo arricchisce. E’ il destino dei grandi capolavori.

Arasse ci invita, quindi, a guardare «dentro» il meccanismo della pittura per farci capire un po’ di più la distanza (o la vicinanza) che c’è tra realtà e finzione.

velazquez  Velázquez, Las Meninas (la famiglia di Filippo IV), 1656, olio su tela

         

Dimostra quanto sia importante allenare l’occhio e la mente ad un nuovo tipo di sguardo, per allargare gli orizzonti, magari partendo dai dettagli, insomma sforzarsi di vedere, e non solo di guardare. In questo periodo di vita “casalinga”, vi auguro buona lettura!

                  

 

A cura di:

GIUSEPPINA BOLZONI, laureata nel 1985 presso l’Università del Sacro Cuore di Milano, dal 1986 insegna Storia dell’Arte al liceo artistico della Fondazione Sacro Cuore di Milano, ove ha contribuito all’elaborazione del progetto sperimentale su base quinquennale.

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