I CORPI E LE ANIME DELLA SCULTURA

 

Già ospitata a Parigi, nella Hall Napoleon del Louvre, è aperta a Milano, fino al 24 ottobre, nelle Sale Viscontee del Castello Sforzesco, la mostra “Il Corpo e l’anima, da Donatello a Michelangelo. Scultura italiana del Rinascimento”, di grande interesse per molti motivi. Abbiamo, quindi, ancora poche settimane per regalarci, e suggerire agli studenti (dotati di green pass, naturalmente!) una visita dal vivo, non più solo virtuale, alla grande scultura italiana del Rinascimento, attraverso statue e rilievi più o meno noti, preziosi bozzetti, straordinari disegni realizzati dagli artisti vissuti nella seconda metà del Quattrocento, fino all’esaurirsi della stagione rinascimentale, nel 1520.

Non deve trarci in inganno il fatto che ai due estremi del percorso vengano posti Donatello e Michelangelo, la mostra non verte soprattutto sulla loro produzione, ma sull’eredità del primo, maestro libero da ogni convenzione lungo quasi tutto il secolo XV, e sull’avvio della carriera di un artista capace di fare una sintesi del secolo che si chiude e apre nuove strade alla scultura, e non solo, nel Cinquecento.

A Firenze, così come nell’area lombardo-veneta ed emiliana, la scultura degli ultimi decenni del Quattrocento, guardando all’ultimo Donatello, che traduce nelle forme le emozioni più profonde, vive una stagione creativa eccezionale: fondamentali furono le botteghe del Pollaiolo e del Verrocchio ed anche Bertoldo di Giovanni, “maestro” di Michelangelo; al nord, Guido Mazzoni, Giacomo e Giovan Angelo del Maino, Antonio Mantegazza, Niccolò dell’Arca, senza dimenticare gli studi che Leonardo stava compiendo sulla figura umana in movimento nel soggiorno milanese. 

Tale stagione giunge ad una svolta, al cambio del secolo, in senso “apollineo”, cercando modelli classici più pacati ed armoniosi, sulla scia della predicazione savonaroliana: tra i protagonisti ricordiamo Luca della Roccia, Benedetto da Maiano, Tullio Lombardo, fino a Perugino e Raffaello in pittura e al Michelangelo dell’eroico David.

I tre curatori, Marc Bormand (Conservatore del dipartimento di sculture del Louvre), Beatrice Paolozzi Strozzi (Direttrice del Museo del Bargello a Firenze, dal 2001 al 2014), Francesca Tasso (Conservatore responsabile delle Raccolte Artistiche del Castello Sforzesco), ci rivelano la provenienza di alcune delle opere esposte, ma molti altri sono i musei prestatori: il Metropolitan Museum di New York, il Kunsthistorisches Museum di Vienna, il Museo Nacional del Prado di Madrid il Victoria & Albert Museum di Londra.

La mostra si articola in quattro grandi sezioni, con oltre 120 opere.

                                           
UNA PREMESSA E LE TAPPE DEL PERCORSO

 Se fin dagli esordi del secolo XV, gli artisti si erano impegnati a studiare la relazione dell’uomo con lo spazio, attraverso lo strumento prospettico, che permetteva di misurare, ordinare, quindi conoscere razionalmente, le forme umane così come gli ambienti, dagli anni ’60, la scultura cerca nuove forme espressive, indagando tutta la gamma dei sentimenti umani, sempre confrontandosi con le opere degli Antichi, naturalmente con quelle più animate o agitate da passioni, come ben documenta la prima sezione della mostra.

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Achille e Pentesilea, sarcofago, II-III sec., d.C. Louvre, Parigi

 

  1. Guardando gli antichi: il furore e la grazia

 I due opposti sentimenti si ritrovano nelle complesse composizioni di Bertoldo (Battaglia, bronzo, 1475-80; Bargello, Firenze), nei Due angeli volanti in terracotta della bottega del Verrocchio, come nel famosissimo bronzo con Ercole e Anteo di Antonio del Pollaiolo (1475-80; Bargello, Firenze).

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Bottega del Verrocchio, due angeli volanti

 

L’esasperazione dei movimenti dei corpi in lotta di gruppo scultoreo trova un’eco nell’impressionante groviglio di cavalieri e cavalli in terracotta di Gianfrancesco Rustici (Scena di combattimento, 1505-10, Louvre, Parigi), che traduce plasticamente il furore leonardesco della mai realizzata Battaglia di Anghiari, per la sala del gran consiglio in Palazzo della Signoria a Firenze, di cui rimangono solo schizzi e copie più tarde.

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Gianfrancesco Rustici (Scena di combattimento, 1505-10, Louvre, Parigi)

 

  1. L’arte sacra: commuovere e convincere

 Lo studio di sentimenti, con riferimento ai modelli classici, si applica indifferentemente alle opere profane come a quelle sacre. Un esempio della capacità di creare forme morbide ed armoniose è il rilievo di Agostino di Duccio con Santa Brigida, mentre la forza drammatica e deformante dell’ultimo Donatello si può ammirare nel Compianto di Londra, oltre che nella grande lastra bronzea, con inserti d’argento e cuoio dorato, della Crocifissione (1450-55) del Bargello, uno dei grandi capolavori esposti.

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Agostino di Duccio, Santa Brigida di Svezia che riceve la regola del suo ordine, 1459, marmo,
Metropolitan Museum of Art, New York

 

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Donatello, Compianto, 1455–60 ca., Londra, Victoria and Albert Museum

 

Anche al nord si dipana “un vero teatro dei sentimenti”, grazie soprattutto alle diverse interpretazioni del tema del Compianto o alle “commoventi figure di Maria Maddalena o di san Gerolamo che fioriscono in Italia in questa stagione”. Le composizioni in legno o terracotta policroma con la Deposizione o il Compianto del Cristo sono particolarmente amate dai fedeli e possono considerarsi le antesignane delle scene della Passione dei Sacri monti, che avranno particolare fortuna dai primi del Cinquecento fino all’età barocca.

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Giovanni Angelo Del Maino, Compianto sul Cristo morto, 1493-94, chiesa di Santa Marta, Bellano

 

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Cristoforo o Antonio Mantegazza, Compianto, 1475-80, Victoria & Albert Museum, Londra

 

  1. Da Dionisio ad Apollo

 Tra la fine del Quattrocento e l’inizio del Cinquecento, il ritrovamento di eccezionali opere antiche come il Laocoonte, sul Colle Esquilino nel 1506, l’Apollo e il Torso del Belvedere sarà uno dei motivi della nascita, secondo Vasari, della terza epoca o “maniera moderna”, in cui centrale sarà il disegno, per creare forme più belle di quelle della natura, solide ed eleganti. I maestri di questo stile sono Leonardo, Raffaello e Michelangelo, ma in Veneto e in Lombardia figure di grande rilievo saranno, ad esempio, Cristoforo Solari, Antonio Lombardo, fino a Bambaia. L’anatomia studiata e composta del Cristo del Solari, espressione di un classicismo che ora incarna il divino in forme sublimi, è una delle testimonianze più evidenti di quanto il clima della Roma di Giulio II sia giunto anche al nord.

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Cristoforo Solari detto il Gobbo, Cristo alla colonna, 1510-20, marmo di Candoglia, Veneranda Fabrica del Duomo, Milano

 

  1. 4. Roma “Caput mundi”

Se è vero che Roma è o desidera continuare ad essere, nonostante la crisi protestante sia alle porte, “Caput mundi”, lo è soprattutto grazie ai tre grandi artisti Bramante, Raffaello e Michelangelo, che cercarono di integrare l’ideale assoluto di bellezza classica e i valori cristiani: in mostra, il giovanile Cupido di Michelangelo (e nell’esposizione parigina, gli Schiavi) si pone come un punto di sintesi, continuamente superato, nei decenni successivi, da un’inesausta ricerca della verità nel marmo, che approderà alla Pietà Rondanini, da considerarsi come momento conclusivo del percorso, collocata nella sala dell’Ospedale spagnolo, divenuto Museo Pietà Rondanini.

In una piccola stanza, adiacente a quella in cui si trova l’ultima opera di Michelangelo, fino al 12 ottobre, vengono proiettati due video in contemporanea, dal titolo Nascita aperta di Emma Ciceri, progetto di Casa Testori curato da Gabi Scardi. Spiega l’artista: “Nella Pietà Rondanini l’abbraccio tra la madre e il figlio crea un flusso vitale che non ci lascia distinguere dove finisca la vita e inizi la morte; la scultura è diventata per noi una fonte di domande intorno alla relazione tra i nostri corpi”. Infine, si potrà approfondire il tema della Pietà grazie a una video-opera proiettata in loop nella Sala degli Scarlioni, che riprende la rappresentazione teatrale Mater strangosciàs di Giovanni Testori, monologo funebre dedicato a Maria di Nazareth, nella rilettura contemporanea della Compagnia Tiezzi-Lombardi.

 

 

 

 

 

A cura di:

GIUSEPPINA BOLZONI, laureata nel 1985 presso l’Università del Sacro Cuore di Milano, dal 1986 insegna Storia dell’Arte al liceo artistico della Fondazione Sacro Cuore di Milano, ove ha contribuito all’elaborazione del progetto sperimentale su base quinquennale.

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