Ray Bradbury: L'ESTATE INCANTATA

ed. Mondadori, 2019 Collana Oscar moderni € 14.00

Target: dai 13 anni

 

Pur avendo alle spalle una vastissima produzione di romanzi, racconti e sceneggiature cinematografiche di vario genere, Ray Bradbury (1920-2012) è conosciuto soprattutto come autore di romanzi fantascientifici: suoi sono infatti “Fahrenheit 451” e “Cronache marziane”, che riscuotono un apprezzamento unanime, soprattutto da parte di chi non ama la fantascienza.

Qui però siamo in una temperie totalmente diversa: “L’estate incantata” costituisce infatti una sorta di “romanzo di formazione” ad altezza di ragazzo.

Protagonista principale è il dodicenne Douglas Spaulding (il nome rivela la caratteristica autobiografica dell’opera: Douglas è infatti il secondo nome di Bradbury, e Spaulding il secondo cognome di suo padre Leonard), e “l’estate incantata” è quella da lui vissuta nel 1928, nella cittadina immaginaria di Green Town, Illinois. Douglas è in quel periodo della vita che oggi si definisce “preadolescenza”, e in compagnia del fratello Tom compie una serie di scoperte destinate a cambiare profondamente la sua esistenza. Egli le riporta fedelmente in un diario sotto le categorie: “Riti e Cerimonie” (ciò che si ripete nel ritorno del ciclo stagionale) e “Scoperte e Rivelazioni” (ciò che di nuovo entra nella coscienza attraverso avvenimenti imprevedibili).

Le sorprese di Douglas sono veramente un itinerario affascinante di crescita di consapevolezza: all’inizio dell’estate, durante una gita nel bosco con Tom e con il padre, egli scopre di essere vivo, e questo lo riempie di stupore e di gratitudine. Tra i riti di inizio estate non può mancare l’acquisto delle nuove scarpe da tennis “Cream Sponge Piè leggero”, per volare sui prati e tra gli alberi in compagnia degli amici: John Huff, Charlie Woodman… I personaggi di Green Town, buffi, simpatici, stravaganti, carichi di umanità, costituiscono altrettante occasioni di  avventure: il vino di tarassaco (o “dente di leone”: Dandelion wine è il titolo originale dell’opera) imbottigliato in ogni mese estivo dal nonno è come la promessa di poter ricordare gli eventi meravigliosi anche nel cuore dell’inverno. E poi il tentativo fallimentare di Leo Auffmann di costruire una “macchina della felicità”, per accorgersi che tale macchina esiste già, e si può riscontrare nella quieta bellezza delle serate in famiglia. Ecco la Macchina Verde: la romantica carrozzella elettrica delle due anziane sorelle Fern e Roberta. E la “macchina del tempo”, occasione vivente di memoria: il vecchio colonnello Freeleigh che si presta a narrare ai ragazzi stupiti gli avvenimenti incredibili della sua vita passata, a partire dalla Guerra Civile.

Ma gli eventi della magica estate 1928 ripropongono la vita in tutta la sua vastità e complessità. Così Douglas sperimenta il dolore: la partenza del suo più caro amico, John Huff, trasferitosi con la famiglia per seguire il lavoro del padre; l’incontro con la morte (la bisnonna, il colonnello); la paura e il pericolo (il profondo oscuro Crepaccio che divide in due la cittadina; la presenza minacciosa di un maniaco, il Solitario, che aggredisce e uccide di notte donne colte di sorpresa). Del resto, scoprendo di essere vivo, Douglas ha già inesorabilmente aperto la percezione del passare del tempo, e quindi anche della propria morte. E anche lui si ammala gravemente di una febbre misteriosa, finché uno strano robivecchi, il signor Jonas (che pratica una sorta di “distributismo” offrendo gratuitamente e ricevendo allo stesso modo oggetti non più usati) lo guarisce con gli effluvi di due bottiglie di aria balsamica. E giunge l’ultimo giorno d’estate, con la nostalgia di “Cerimonie, Scoperte e Rivelazioni” acquisite, e il subentrare dei riti d’autunno.

Abbandonandosi ai ricordi della propria infanzia, Bradbury ha costruito una deliziosa sequenza di episodi che non scadono nella frammentarietà per la presenza costante degli occhi di Douglas, testimone di volta in volta stupito, gioioso, allarmato o addolorato, ma sempre protagonista coinvolto nelle vicende della varia “commedia umana” che si srotola sotto il suo sguardo. Un eventuale possibile lavoro di selezione sarà opera della mediazione didattica del docente, così come una titolazione scelta insieme delle varie sequenze narrative.

I tre passaggi di una “introduzione alla realtà”: stupore, amicizia e ricerca del significato, sono reperibili con grande ricchezza nel romanzo, che offre così spunti ricchissimi di riflessione, con possibili vasti collegamenti con altri autori e testi  (due soli esempi: “Piccola città” di Thornton Wilder; “Le avventure di un uomo vivo” di G. K. Chesterton).

L’obiezione che i preadolescenti di oggi sono molto diversi da questi ragazzi del 1928, alieni da qualunque ritrovato tecnologico (al massimo frequentano i film western al cinematografo) non regge se si percepisce la presenza del “cuore” umano con le sue dimensioni perenni sotto la scorza delle avventure narrate.  Dal punto di vista formale, lo stile di Bradbury presenta una grande varietà di registri (dal familiare al thriller) ed utilizza una serie inesauribile e spesso sorprendente di figure retoriche, dal paragone alla metafora alla personalizzazione, tanto che il suo linguaggio è stato spesso accostato a quello poetico.  


A cura di:           

Enrico Leonardi.  Ha insegnato Lettere nella Scuola Media di Inzago (MI) per 37 anni, è in pensione dal 2007. Ha partecipato alla Equipe di D’Ambrosio/Mocchetti/Mazzeo con  altri numerosi amici per una trentina d’anni; insieme hanno pubblicato le Antologie “Introduzione alla realtà”, “Nuova introduzione alla realtà” e “Oltre la siepe” e il Corso di Geografia “Terra dei popoli” sempre con l’Ed. La Scuola. Fa parte del Centro Culturale “J. H. Newman” di Cernusco s/N. e del Gruppo Medie di “Stand By Me”.

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