Fred Uhlman: L'AMICO RITROVATO

Ed. scolastica Feltrinelli/Loescher 2006, (in esaurimento) € 11,00 – Ed. Feltrinelli 2012 € 7,50 – Ebook  € 6,99

Target: da 13 anni

“Centinaia di grossi volumi sono stati scritti sul tempo in cui i corpi venivano trasformati in sapone per mantenere pura la razza ariana, tuttavia credo sinceramente che questo smilzo volumetto troverà una sua collocazione duratura negli scaffali delle librerie”. (A. Koestler, dalla Prefazione)

La profezia dello scrittore ebreo Arthur Koestler, posta a conclusione della sua Prefazione all’edizione del 1976 de “L’amico ritrovato”, si è avverata nel più clamoroso dei modi. Anche a me è bastato uno sguardo agli scaffali della libreria delle nostre figlie per ritrovare, tra le Opere narrative utilizzate negli anni della Scuola media, lo “smilzo volumetto” di Fred Uhlman (1901-1985). Questo “romanzo breve” (“novella” ha in italiano un diverso significato) ha incontrato un favore universale, tanto da essere stato tradotto in 19 lingue. Eppure alla sua prima pubblicazione nel 1971 (sotto il titolo “Reunion”) era stato stampato in 750 copie e ignorato per parecchi anni.

E’ la storia, narrata in prima persona come una serie di cronache di un diario, di Hans Schwarz, studente ebreo sedicenne, frequentante il Liceo di Stoccarda, nella regione tedesca del Württemberg. La vicenda prende l’avvio e si svolge in gran parte nel corso del 1932, in anni tempestosi e drammatici per la Germania, corrispondenti all’ascesa al potere di Hitler e del nazismo. Un grigio pomeriggio di febbraio, nella classe di Hans viene introdotto un nuovo alunno. Si tratta di Konradin Conte di Hohenfels, aristocratico dal portamento fiero ed elegante, così diverso dagli altri compagni grossolani e trasandati. Affascinato dal nuovo venuto, Hans cerca di conquistare la sua amicizia: per fare colpo su di lui, comincia a partecipare da protagonista alle lezioni; porta a scuola la propria collezione di monete antiche che attraggono la curiosità di Konradin, finché un giorno quest’ultimo accetta di condividere con Hans il percorso di ritorno da scuola. E’ l’inizio di una grande amicizia; anche il nobile Konradin, prima solitario ed inavvicinabile, era in cerca di un amico, e i due diventano inseparabili. Escursioni del fine settimana tra i boschi e le città della Svevia, grandi conversazioni sull’arte e sui poeti preferiti, drammatiche discussioni sull’esistenza di Dio e sulla condizione umana… l’amicizia cresce di giorno in giorno e nulla sembra in grado di turbarla. Arriva l’estate; dall’esterno del “cerchio magico” in cui i due amici sono racchiusi, cominciano a giungere notizie di sovvertimenti politici, ma Hans e Konradin non se ne curano. Hans invita il suo nobile amico biondo nella propria casa, e Konradin conosce i suoi genitori: il padre, medico ebreo decorato al valor militare per i suoi meriti patriottici durante la Prima Guerra mondiale, si comporta con Konradin in modo servile e umiliante; mentre la madre accoglie l’amico del figlio con affetto e gentilezza. Vi è però un piccolo mistero: il nobile von Hohenfels sembra imbarazzato nell’introdurre Hans nella propria dimora; le poche volte che questo avviene, i genitori di Konradin non sono presenti. Con stupore, Hans nota tra i ritratti presenti nella sala un personaggio molto simile ad Adolf Hitler. Il disagio raggiunge il culmine durante una serata a teatro, per la rappresentazione del “Fidelio”: la famiglia di Konradin fa il suo solenne ingresso nella sala, ma il giovane Conte pur avendo visto e riconosciuto Hans tra il pubblico evita di salutarlo. Il giorno dopo tra i due amici avviene un drammatico confronto, che svela dei retroscena inquietanti ma preannunciati da numerosi segnali: i nobili genitori di Konradin (soprattutto la madre, principessa di origine polacca) hanno in odio gli ebrei, e il figlio si trova nella difficile situazione di dover difendere il proprio amico entrando in conflitto con i propri cari. Qualcosa si è spezzato nella meravigliosa amicizia tra i due, e dopo l’estate, complice anche la situazione tedesca ormai sull’orlo del precipizio, la dura realtà penetra anche nel Liceo di Stoccarda. Il nuovo professore di Storia, Herr Pompetzki, non fa mistero delle proprie simpatie naziste, e ben presto Hans deve sopportare le pesanti angherie dei propri compagni. Konradin se ne sta in disparte, l’ombra del tradimento incombe cupa. I genitori di Hans decidono di mandarlo in America da parenti che si occuperanno della sua istruzione, in attesa di tempi migliori. Hans parte nel gennaio del 1933, accompagnato da due lettere: una poesiola di scherno di due compagni malevoli, e una dolente missiva di addio di Konradin. Trent’anni dopo lo studente ebreo è diventato un affermato uomo di legge a New York: i suoi genitori rimasti in Germania, incapaci di reggere la dittatura, si sono tolta la vita, e tutto sembra condurre verso l’oblio di una tragica insanabile ferita. Ma una lettera del Liceo di Stoccarda giunta fortunosamente ad Hans lo invita a contribuire all’erezione di un monumento funebre in onore degli allievi caduti durante la Seconda Guerra mondiale. Combattuto tra l’urgenza di dimenticare e la nostalgia dell’amico  perduto, Hans scorre la lista dei quattrocento ragazzi morti nel conflitto, finché con curiosità colma di angoscia si imbatte nel nome di Konradin: “Implicato nel complotto per uccidere Hitler. Giustiziato”.

E’ solo l’ultima parola del romanzo che rende ragione del titolo altrimenti misterioso: ”L’amico ritrovato”. La conclusione fulminante e inattesa apre molte più domande di quante ne sciolga. Non a caso il romanzo è il primo episodio della “Trilogia del ritorno”, tre romanzi usciti a breve distanza l’uno dall’altro (il secondo e il terzo nel 1979). Il secondo, “Un’anima non vile”, è particolarmente decisivo per la comprensione piena del primo: si tratta infatti di una lunga lettera che Konradin, alcuni giorni prima di essere impiccato nel 1944, scrive ad Hans rileggendo dal proprio punto di vista tutti gli episodi della loro amicizia, l’adesione al nazismo e la decisione di condividere lo sfortunato piano di Von Stauffenberg per eliminare Hitler (20 luglio 1944). “Un’anima non vile” non ha tuttavia la magia del primo romanzo: il successo di quest’ultimo anche in ambito scolastico, è stato spiegato con alcune caratteristiche molto accattivanti: la ricchezza delle tematiche trattate (l’amicizia, l’ascesa al potere del nazismo, l’antisemitismo e la questione ebraica); lo stile semplice, oggettivo, essenziale, ma molto curato e non disadorno, con brevi e rari discorsi diretti; il tutto racchiuso in un centinaio di pagine, diciannove agili capitoli. Non tragga in inganno però la brevità del testo: Uhlman non ha scritto la sua storia pensando a un pubblico di ragazzi, anche se contenuti e stile ne fanno un testo loro accessibile. Il lavoro di mediazione didattica del docente dovrà essere profondo e accurato, anzitutto per la necessità di contestualizzare dal punto di vista storico e geografico i numerosi riferimenti autobiografici a Stoccarda, alla Svevia e alla dinastia (immaginaria) degli Hohenfels. Ma è sul piano delle tematiche che il docente dovrà guidare i propri alunni a dipanare complesse questioni, affrontate dallo scrittore con l’immedesimazione nell’irruenza tipica di un sedicenne sulle soglie della vita adulta. In primo luogo l’esperienza dell’amicizia esclusiva, nella quale, come dice R. Guardini, “tutto il mondo si raccoglie nel rapporto Io-Tu, e tutto ciò che accade diventa un avvenimento nel suo ambito”. Ma anche il rapporto con gli adulti, visti come distanti ed estranei; le domande su Dio e su Gesù, sul male e sulla Provvidenza; la Shoah e la questione ebraica, nella quale il perdono sembra veramente un miracolo impossibile agli uomini. E il grande tema dell’antisemitismo, che, come raccontano ormai da tempo le cronache quotidiane, sembra rialzare la testa in Italia e in Europa. Ultimo episodio gli attacchi vergognosi sui social media alla senatrice Liliana Segre, sopravvissuta ad Auschwitz, sotto scorta per l’odio immotivato manifestatole a più riprese. Dal libro di Uhlman è stato tratto nel 1989 anche un film con titolo omonimo, purtroppo difficilmente reperibile, per la regia di Jerry Schatzberg.


A cura di:           

Enrico Leonardi.  Ha insegnato Lettere nella Scuola Media di Inzago (MI) per 37 anni, è in pensione dal 2007. Ha partecipato alla Equipe di D’Ambrosio/Mocchetti/Mazzeo con  altri numerosi amici per una trentina d’anni; insieme hanno pubblicato le Antologie “Introduzione alla realtà”, “Nuova introduzione alla realtà” e “Oltre la siepe” e il Corso di Geografia “Terra dei popoli” sempre con l’Ed. La Scuola. Fa parte del Centro Culturale “J. H. Newman” di Cernusco s/N. e del Gruppo Medie di “Stand By Me”.

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