I ragazzi della via Pal

AUTORE: Ferenc Molnàr

EDIZIONI: Einaudi Tascabili

TARGET: dagli 11 anni

A Budapest, in via Pal, c’è un piccolo pezzo di terreno chiuso tra due imponenti caseggiati, uno steccato e il retro di una segheria: è ‘il campo’, il quartier generale del capitano Boka e del soldato semplice Nemecsek, di Gereb e di tutti i ragazzi di via Pal. Il campo è un luogo speciale che va difeso, soprattutto dalle mire dei rivali più agguerriti, le Camicie Rosse. Un giorno Feri Ats, il loro capo, ruba la bandiera dalla roccaforte dei ragazzi di via Pal : è guerra! Tra strategie militari, vittorie e sconfitte, affetti e tradimenti, le due bande lottano con tutte le forze per mantenere o conquistare il territorio.

Il romanzo dell’ungherese Ferenc Molnàr, uscito inizialmente a puntate su un settimanale nel 1907, pochi anni prima che la Grande Guerra travolgesse le vite di tanti ragazzi come quelli nati dalla sua penna, è considerato un evergreen, un piccolo classico, per il successo riscosso attraverso almeno quattro generazioni di lettori. E’ facile immedesimarsi in quei giochi di guerra (soprattutto per i maschi, tanto più che nel romanzo non compare neanche una femmina) dopo le ore di scuola, in quei protagonisti così poco retorici, veri piccoli uomini a tutto tondo, capaci di coinvolgerti nelle loro emozioni, nei desideri, nelle spinte segrete del cuore. Una tra tutte, la più esplicita: la tensione che muove questi coraggiosi ragazzini, con cipiglio da ecologisti ante litteram, a difendere da qualsiasi minaccia il loro ultimo territorio di giochi, vale a dire lo spazio della libertà, dello stare insieme, della compagnia con gli amici.

E oggi, a più di cent’anni dalla sua comparsa, come può parlare questo libro ai nostri ragazzi? Cosa può dire alla generazione web, che fa la guerra nei videogames (a colpi di mouse, è vero, ma quanto più crudele e realistica delle battaglie in via Pal)? A tanti ragazzi che intrecciano e collezionano legami virtuali, cercano l’amicizia nell’accumulare i ‘like’, condividono con amici-sconosciuti spesso soltanto lo spazio e il tempo della Rete, cosa può dire? Non poco, a mio parere. Ad esempio, che l’appartenere ad una compagnia di amici, proprio nel passaggio dall’infanzia all’adolescenza, è necessario per rafforzare l’io, e che perciò vale la pena battersi per la possibilità di stare insieme, per il diritto ad avere un luogo da abitare con la fantasia, la creatività, il sogno del cuore: un luogo per giocare, in sostanza. Il gioco qui è preso tremendamente sul serio (in verità per i bambini è sempre così!), con conseguenze anche tragiche, ma i ragazzi di Molnàr sono sempre certi della finzione, consci che si tratta di un gioco.  Non si può evitare di pensare, per contrasto, alle gangs di minorenni dei giorni nostri, così diverse da Boka e compagni: confrontare le dinamiche di rapporto e i comportamenti dei protagonisti del romanzo con le caratteristiche di certe bande giovanili potrebbe offrire diversi spunti di riflessione ai  lettori di oggi, raggiunti tramite i media dall’eco di veri e propri atti di delinquenza minorile, vandalismo, bullismo e cyberbullismo spacciati dai responsabili come nuove forme di ‘gioco’.  

Qualcuno potrebbe comunque obiettare che I ragazzi di via Pal resta un libro datato, un evergreen un po’appassito, sia per la prosa che suona talvolta un po’ retorica e non d’immediata fruizione per lettori giovanissimi, sia per lo snodarsi stesso della trama, dove  personaggi e  vicende si muovono sul palcoscenico di una vita che “ costringe a lottare come fossimo ai suoi ordini, talvolta sì con serenità, ma talvolta con grande mestizia”, come conclude l’autore per bocca del capitano Boka. E’ vero, è un libro che non si consuma velocemente, che fa pensare, e fa pure piangere, ma riproporlo può essere una bella sfida al cuore e alla ragione dei nostri giovani lettori, una sfida ad accorgersi che in fondo, dopo più di cent’anni, in una società tanto diversa, anche loro sono rimasti un poco “ragazzi di via Pal”. Almeno, così ci auguriamo.

P.S. un’ultima osservazione, o meglio, un suggerimento di lettura: la banda di via Pal richiama, per certi aspetti, la simpatica “ghenga” di un gradevolissimo breve romanzo di Giovanni Guareschi, La calda estate del Pestifero, uscito nel 1967 come ‘libro pubblicitario illustrato’ in una prima edizione, riveduta e corretta dall’illustratore senza l’approvazione di Guareschi. Questi, pertanto, diffida l’editore a ristampare il libro una volta esaurita la prima edizione; per nostra fortuna, i figli di Giovannino nel 1994 ripubblicheranno- questa volta senza illustrazioni, ma con titolo e testo originali – il Pestifero. Rispetto a via Pal, qui altri tempi (gli anni Sessanta), altro ambiente (un’afosa metropoli industriale del Nord Italia), altro argomento (una favola moderna, con un pizzico di mistery, in cui irrompe il Soprannaturale), ma molte affinità in ciò che lega tra loro i piccoli componenti della “ghenga”. Un piccolo gioiello, questo libretto, per piccoli e grandi, purtroppo però difficile da reperire: esaurita l’edizione Rizzoli del 1994 (al momento se ne trovano un paio di copie a caro prezzo su Amazon), La calda estate del Pestifero è ricomparsa in edicola nel 2015 ne “Le raccolte del Corriere della Sera: Guareschi, Opere” nel  vol.5°  insieme a Piccolo mondo borghese .  Il libro quindi è improponibile come adozione scolastica, ma procurarsene almeno una copia da leggere in classe non è impossibile. E l’ascolto della  lettura, fatta dall’insegnante a voce alta, resta senz’altro una delle esperienze più gradite ai ragazzi, e più gratificanti anche per l’adulto. Provare per credere.     


A cura di:           

LAURA BELLAVITE è nata a Milano nel 1955. Qui laureata alla Cattolica, poi insegnante di lettere nella secondaria di I grado – per quindici anni nell’hinterland milanese, a Quarto Oggiaro, poi in zona Fiera-Sempione – attualmente , da ‘pensionata’, continua l’impegno in ambito educativo/didattico come volontaria presso la onlus PORTOFRANCO, centro di aiuto allo studio rivolto a studenti delle superiori. Collabora altresì con un doposcuola parrocchiale e nella gestione della Biblioteca nell’istituto statale in cui ha insegnato fino al 2017.

                          

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