Il cielo vicino

AUTORE: Laura Vallieri

EDIZIONI: Marinetti

TARGET: dai 12 anni

e par che sia una cosa venuta / da cielo in terra a miracol mostrare “: quanto il nostro Dante dice dell’amata Beatrice ben si adatta  al protagonista di questo romanzo, un uomo straordinario, un animo e un ingegno meravigliosi prigionieri di un corpo deforme. Un uomo che ci ha reso vicino il cielo stellato grazie agli studi e alle invenzioni, ma che soprattutto ha portato tra noi con la sua presenza la bellezza del Cielo, il presentimento del Paradiso.                                                                       Parliamo di Hermann dei conti di Altshausen di Svevia, stirpe di cavalieri e prelati, ricordàti però solo grazie a lui, a noi noto come sant’Ermanno lo Storpio, che nacque orribilmente deforme e, per le conoscenze del tempo (siamo agli albori del sec.XI°) ritenuto anche “deficiente”.

Hermann, all’età di sette anni, viene affidato dai genitori alle cure del monastero di Reichenau, sul lago di Costanza, dove cresce sereno, pur tra mille sofferenze, circondato dalle cure amorevoli dei monaci e confortato dalla bellezza del luogo. Qui lo incontriamo, nel romanzo della Vallieri, nell’anno Domini 1048: ha trent’anni, è un giovane monaco di intelligenza vivissima e creativa, curiosità insaziabile e statura umana gigantesca, pari alla profondità della fede.  All’ingresso in monastero, di lui era stato detto “Il corpo è come un baule rotto, ma dentro è pieno di pietre preziose. Si tratta solo di farle uscire”. E infatti Ermanno, uno da cui verrebbe solo da distogliere lo sguardo, è fiorito nel monastero come un miracolo vivente: ha imparato la matematica e l’astronomia, il greco, l’arabo e il latino, ha scritto trattati di storia e di scienza, e le meravigliose melodie della Salve Regina e dell’Alma Redemptoris Mater; addirittura lo vediamo costruire con le mani rattrappite orologi (“Vedere il tempo che scorre fa desiderare l’eternità!”), e astrolabi, che ci rendono “il cielo vicino”.

La vicenda reale del santo monaco storpio – storicamente documentata in un codice ritrovato per caso  negli anni ’40 tra le mura medievali dell’università di Oxford  -  s’intreccia nel romanzo con quelle immaginarie di altri personaggi, a lui in qualche modo legati: Albert, un orfano cresciuto a Reichenau con un passato in parte noto solo ad Hermann; Astri, la sorella di Hermann, Berthold, il monaco suo amico e biografo  ; l’imperatore Enrico III ‘il Nero’, e ancora Engila, la fanciulla dalle origini misteriose. In lei come in Albert l’amicizia con Hermann susciterà il desiderio di conoscere il cielo e, ancor più, di ritrovare se stessi. Fanno da sfondo alla vita del monastero le scorrerie degli Ungari: esse segnano anche il destino degli attori della nostra storia, le cui strade, attraverso circostanze apparentemente slegate, convergono infine su Hermann; il suo sguardo puntato al Cielo arriva fino al profondo dei cuori e li riempie dello stesso Amore che “non lo ha mai lasciato solo, l’Amore che cercava sopra ogni cosa”.                                                                                                  Pur coprendo circa vent’anni, scanditi  in tre precisi momenti cronologici (1048, 1054, 1064), il romanzo non racconta molti fatti, piuttosto i pochi eventi riferiti suscitano molte domande nel lettore, a tratti compare persino qualche sfumatura di ‘giallo’; la narrazione  è infatti ricca di anticipazioni e di flashback , il che può comportare qualche difficoltà alla lettura solitaria di un ragazzo, quindi è consigliabile un approccio guidato in classe dall’insegnante.  L’autrice però di pagina in pagina, pian piano, sa guidarci a mettere insieme le tante tessere di un mosaico in cui trovare le risposte che cercavamo: così alla fine tutto si chiarisce,  il significato delle cose si ricompone nell’Amore cui Hermann si è abbandonato e che  “gli ha permesso di  non spegnersi nel dolore della carne malata”.  Prendendo ancora in prestito le parole di Dante, quell’ Amore  “che move il sole e l’altre stelle”, l’imprescindibile co- protagonista insieme ad Ermanno lo Storpio cui il  breve ma denso romanzo della Vallieri  rende un meritato omaggio.


A cura di:           

LAURA BELLAVITE è nata a Milano nel 1955. Qui laureata alla Cattolica, poi insegnante di lettere nella secondaria di I grado – per quindici anni nell’hinterland milanese, a Quarto Oggiaro, poi in zona Fiera-Sempione – attualmente , da ‘pensionata’, continua l’impegno in ambito educativo/didattico come volontaria presso la onlus PORTOFRANCO, centro di aiuto allo studio rivolto a studenti delle superiori. Collabora altresì con un doposcuola parrocchiale e nella gestione della Biblioteca nell’istituto statale in cui ha insegnato fino al 2017.

                          

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