Film
LA CASA DEGLI SGUARDI
Italia 2025
Regia: Luca Zingaretti
Con: Alessio Moneta, Chiara Celotto, Cristian Di Sante, Federico Tocci, Filippo Tirabassi, Gianmarco Franchini, Luca Zingaretti, Marco Felli, Riccardo Lai
Marco (Gianmarco Franchini) ha poco più di venti anni e una sensibilità estrema per la vita e per il suo dramma più profondo, che è la sostanza delle sue poesie, ma anche la ragione che lo spinge ogni giorno nel profondo di una dipendenza dall’alcol autodistruttiva. Lasciati gli studi, lasciata la ragazza, in Marco rimane l’amore per la poesia, che però non basta a soppiantare l’alcool. Un giorno l’ennesimo incidente lo manda in ospedale ed è qui che inizia, imprevedibile, il suo percorso di salvezza. Spinto dal padre e dal suo editore, Marco viene preso nella cooperativa che si occupa delle pulizie nell’ospedale pediatrico “Bambin Gesù” di Roma.
L’incontro con la sofferenza innocente che lo abita ma anche con l’umanità dei suoi compagni di lavoro, per quanto ruvidi e imperfetti possano apparire, gli fanno aprire gli occhi su un mondo fatto di ingiustizia, sofferenze ma anche solidarietà e affetti. Accanto a lui in questo percorso, mai lineare, ma pieno di cadute e tradimenti, una presenza testarda e silenziosa: il padre tramviere (interpretato dal regista, Luca Zingaretti, qui anche al suo esordio come regista), uomo semplice, che non riesce forse a capire del tutto il fondo del dolore di Marco, ma che offre continuamente al figlio la sua presenza autorevole e discreta.
Tratto dal bellissimo libro di Daniele Mencarelli (già autore di Tutto chiede salvezza, diventato una serie tv diretta da Francesco Bruni), La casa degli sguardi ne è la trasposizione per molti versi “infedele”, che sostituisce all’’afflato apertamente “metafisico” del romanzo una visione più laica e umanistica ma che ne conserva l’incredibile apertura umana e la speranza che nasce dall’incontro con l’altro.
La parabola di Marco non è un lineare percorso di redenzione, anzi procede per continui cambi di direzione, passi indietro e cadute, anche perché la sua ferita, che si capisce legata alla perdita della madre (anche questa una novità rispetto al romanzo), è talmente profonda da non poter essere mai davvero guarita. Eppure anche di fronte a questa constatazione, la soluzione non è l’odio di sé e l’autodistruzione, basta invece aprire gli occhi di fronte alle tante mani che si allungano per aiutare e accompagnare.
Mani di esseri umani imperfetti e sofferenti, talora meschini, spesso soffocati dall’incalzare di una quotidianità spietata se non dalla pura cattiveria altrui, eppure capaci di inaspettati gesti di generosità e da un cameratismo semplice ed autentico. La casa degli sguardi è segnata da questa sostanziale fiducia nell’essere umano che riesce quasi sempre ad evitare la trappola del sentimentalismo o della facile risoluzione.
Elisa Benetti
www.sentieridelcinema.it