L’Annunciazione di Tiziano al Museo Diocesano di Milano … e molto altro

di Giuseppina Bolzoni

 

Il 2021 è un anno fuori dall’ordinario per il Museo Diocesano perché celebra i 20 anni dalla sua inaugurazione. Nel 2001, il Cardinal Martini lo fondò e a lui è stato dedicato: una piccola, ma significativa testimonianza del valore della presenza dell’Arcivescovo nella vita della città è il suo volto che si staglia, accanto a quelli di Sant’Ambrogio e San Carlo Borromeo, figure di riferimento per il cristianesimo ambrosiano, nel grande murales – ICONS - all’ingresso del Museo, realizzato proprio per sottolineare l’importanza dell’evento.

Il progetto ICONS Un murale partecipato per il Museo Diocesano (realizzato con il sostegno di Fondazione di Comunità Milano onlus) parte dalle radici ambrosiane e dialoga con l’oggi: è stato ideato dal collettivo Orticanoodles, coinvolgendo alcuni studenti della 4B del Liceo Artistico Sacro Cuore, che hanno aderito nell’ambito dei Percorsi per le Competenze Trasversali e l’Orientamento. I ragazzi saranno coinvolti anche nelle attività didattiche per bambini e nelle visite per adulti nei prossimi mesi (ad esempio, il 15 gennaio dalle 15 alle 18, per le successive consultate il sito).

Un motivo in più per avvicinare la grande ricchezza del Museo, che il murales introduce, proponendo alcuni “frammenti” di capolavori custoditi nelle sale: rintracciarli nella “sequenza di immagini che si sviluppa su 300 mq, articolata secondo la decostruzione e la ricomposizione”, è un esercizio accattivante per ogni visitatore, che potrà verificare l’esattezza delle sue ipotesi durante la visita e scoprire la bellezza delle opere di Simone Peterzano, Giulio Cesare Procaccini, Morazzone ma anche Gaetano Previati, che hanno fatto da modello.

 

murale

ICONS, murales sulla palizzata frontale del Museo Diocesano, 2021

 

Il Museo si “espone” anche all’esterno, dunque, ma ospita, come di consueto nel periodo natalizio, un Capolavoro per Milano, iniziativa giunta alla sua XIII edizione: quest’anno un’opera eccezionale sarà visibile fino al 6 febbraio 2022, L’Annunciazione di Tiziano Vecellio, proveniente dal Museo e Real Bosco di Capodimonte di Napoli, in deposito dalla chiesa di San Domenico Maggiore a Napoli. Una grande tela, firmata “Titianus f” sull’inginocchiatoio, realizzata negli anni della piena maturità del maestro veneto, per la famiglia Pinelli, banchieri e mercanti di origine genovese trasferitisi a Napoli, per la loro cappella nel transetto della chiesa.

annunciazione

Tiziano, Annunciazione, 1558, olio su tela, 274X189,5 cm., Museo di Capodimonte, Napoli

Quando Tiziano dipinge, nel 1558, questa Annunciazione 

non è la prima volta, e non sarà l’ultima, che l’artista si confronta con il tema, ma il racconto evangelico viene da lui “rivissuto” con rinnovata intensità.

L’intelligente allestimento delle curatrici, Nadia Righi e Patrizia Piscitello, permette di ripercorrere, nella sala che precede quelle che presentano il capolavoro, un breve itinerario all’interno dell’iconografia dell’Annunciazione, per meglio valutare la singolarità dell’opera di Tiziano.

Il momento scelto è proprio quello che segue immediatamente le parole pronunciate dall’angelo, che con la mano sembra rassicurare Maria, già pronta ad accogliere nel suo grembo il Verbo che si fa uomo e si presenta in modo spettacolare attraverso la colomba dello Spirito. I piccoli angioletti sospesi nell’aria scostano le nuvole corpose e permettono alla luce di irrompere dall’alto. Gabriele, invece, poggia saldamente i piedi, che calzano sandali eleganti, a terra, mentre le sue vesti, altrettanto eleganti -definite da Roberto Longhi “casacchetta di paradiso che un disegno leggero di broccatello ha il tempo di screziarla” – sono mosse per l’impeto dell’avanzare dell’angelo

Lo spazio risulta indefinibile, nonostante la grande colonna sull’alto basamento istoriato che si scorge dietro Maria, e un “abbozzo” di paesaggio: può la superfice della tela, per quanto monumentale, contenere l’incommensurabile? Chi non ha “misura” può essere adeguatamente rappresentato solo dalla luce, che infatti dà corpo alle figure, le fa vivere e vibrare, s’impasta con i colori, a volte densi e grumosi, a volte quasi trasparenti. Proprio nella visione ravvicinata si può apprezzare la straordinaria libertà e qualità della pennellata del Tiziano negli ultimi decenni della carriera, quando la pittura diventa tutt’uno con il sentimento, spesso drammatico, sempre vero, dell’esistenza.

Ma prima di arrivare al faccia a faccia, le curatrici propongono un progressivo “disvelamento” dell’opera attraverso una lettura per punti cruciali, illuminati su teli con l’impronta del dipinto, commentati dalle parole di R. Longhi, che amplificano l’aspettativa e rendono consapevoli dell’abilità formale e compositiva del maestro.

Fino al 6 febbraio ’22 è possibile ammirare anche un eccezionale prodotto dell’arte lombarda del Settecento, esposto nelle sale del museo per la prima volta, il “presepe del Gernettodi Francesco Londonio (1723-1783), così chiamato dalla villa Gernetto a Lesmo, in Brianza, per la quale fu realizzato, probabilmente su commissione del conte Giacomo Mellerio, giunto al Museo grazie alla donazione di Anna Maria Bagatti Valsecchi.

Si tratta di un gruppo di circa sessanta figure (la Sacra Famiglia con i re Magi, pastori, fanciulli, contadini, animali, talvolta inseriti in vere e proprie quinte sceniche) dipinte a tempera su carta e cartoncino sagomati.

Tre preziose occasioni per scoprire o riscoprire come si può “vivere” un Museo, anche a Natale.

Il Museo Diocesano, in Corso di Porta Ticinese 95, è aperto dal martedi alla domenica dalle 10 alle 18, ma nel periodo che precede e segue il Natale sono numerose le proposte di visita per diversi target di pubblico -dai bambini, agli studenti, agli adulti di tutte le età -guidate da persone esperte dei Servizi Educativi. Vi consiglio di iscrivervi alla newsletter accedendo al sito www.chiostrisanteustorgio.it, ogni settimana troverete iniziative diverse, in presenza e online, per avvicinare in modo originale ed approfondire la conoscenza del patrimonio del Museo.

 

 

 

A cura di:

GIUSEPPINA BOLZONI, laureata nel 1985 presso l’Università del Sacro Cuore di Milano, dal 1986 insegna Storia dell’Arte al liceo artistico della Fondazione Sacro Cuore di Milano, ove ha contribuito all’elaborazione del progetto sperimentale su base quinquennale.

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