E' STATA LA MANO DI DIO

Italia 2021. 

Regia: Paolo Sorrentino

Commedia drammatica, 130'

Con Betty Pedrazzi, Filippo Scotti, Lino Musella, Luisa Ranieri, Marlon Joubert, Massimiliano Gallo, Renato Carpentieri, Teresa Saponangelo, Toni Servillo

 

Una bella sorpresa, il nuovo film di Paolo Sorrentino, che lascia da parte atmosfere barocche, personaggi curiali più o meno inquietanti, fotografia al limite del lezioso, per tornare a girare nella sua città natale (non accadeva dal suo primo film, L’uomo in più, del 2001) in un’asciutta realtà, sempre che si possa definire “asciutta” la ricchissima vita della famiglia Schisa negli anni 80 a Napoli.

Fabietto (Filippo Scotti) è un adolescente nella città del 1984, quando l’arrivo di Maradona nella squadra partenopea era ancora poco più di una speranza. Anche il protagonista è conquistato da questa possibilità, anche se non sembra appassionato del calcio giocato come i suoi compagni di scuola; lui preferisce sempre il Walkman dal quale non si separa mai e le cui cuffie, se non sono sulle orecchie, gli circondano il collo. Se nel film Fabietto non sembra amare la compagnia dei suoi coetanei, in compenso è circondato da una numerosa e rumorosa famiglia mediterranea che si allarga anche ai vicini di casa e le cui vite si intrecciano in riunioni parentali o negli scherzi feroci di sua madre Maria.

Cordialmente autobiografico, nelle gioie e nei dolori, il film ha toni veloci e ritmati, ricco di personaggi ben sfaccettati e con ruoli degni della commedia dell’arte: la bella zia pazza (Luisa Ranieri), la coppia di genitori cui basta un fischio per intendersi (Toni Servillo e Teresa Saponangelo, praticamente perfetti), una serie di parenti e conoscenti degni dei tanti personaggi di uno dei film di Fellini più amati da Sorrentino e cui evidentemente si rifà: Amarcord (1973). E Fellini è spesso presente nel film, sottotraccia o in primo piano, come quando il fratello di Fabietto, Marchino, si presenta a un provino per le comparse di un film del Maestro, ma viene scartato perché, a detta del regista, «sembra un cameriere». Ma basta questa estemporanea prossimità e la vista di un set cinematografico per le strade del centro di Napoli, perché Fabietto decida che quella sarà la sua strada, anche per liberarsi dai rovesci familiari che il destino gli riserva. «La realtà è scadente, per questo voglio fare il cinema», dichiara Fabietto (ma forse qui Sorrentino è probabilmente un po’ troppo sbrigativo sulle motivazioni di una scelta così determinante per il futuro del protagonista).

Tra contrabbandieri con la passione per l’offshore, un’anziana nobile decaduta che sarà l’iniziatrice al sesso del giovane protagonista (ecco, una scena assai poco gradevole), cugini truffatori e fidanzati tracheotomizzati, Fabio troverà nel dolore lo spunto da cui partire per iniziare a narrare storie, come gli urla il regista Antonio Capuano (Ciro Capano) eletto a suo mentore: «Hai qualcosa da raccontare? O sei uno str… come tutti gli altri?»

E c’è tempo ancora per un ultimo omaggio a Fellini nel finale: come ne I vitelloni, sarà un bambino ad assistere alla partenza del protagonista per una nuova vita. Un augurio di speranza e di nuove possibilità.

Beppe Musicco

www.sentieridelcinema.it

 

A cura di:

BEPPE MUSICCO, giornalista cinematografico e critico. Cofondatore e attuale presidente dell’associazione culturale Sentieri del Cinema ( www.sentieridelcinema.it  ). Autore di libri di cinema, consigliere di amministrazione della Fondazione Cineteca di Milano.

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