BANANA FOOTBALL CLUB

AUTORE: Roberto Perrone

EDIZIONI: Fabbri, € 11

TARGET: dai 10 anni

 

Pierpaolo Aldrighi-Ferretti (detto per questo Due Nomi o Due Cognomi), ragazzino un po’chiuso e svogliato della Milano bene, viene spedito a giocare a calcio, “un’attività di movimento che gli impedisca di ingrassare (è già in sovrappeso, per la sua età, ndr). Ma serve anche ad aiutarlo a stare con gli altri.” Così sentenzia nonna Pilar, il “deus ex-machina” in questo romanzo, breve ma capace di divertire e avvincere i ragazzi come pure di interrogare e far riflettere gli eventuali genitori/lettori.    

Nonna Pilar dicevamo, l’ottantenne prozia del protagonista, di nessuno nonna in realtà, ma da tutti i piccoli di famiglia promossa a tale ruolo, “perché ai bambini piaceva tantissimo (…) più vicina a loro che agli adulti, per spirito ironia battute scherzi. Li appoggiava in tutto, li difendeva, li lasciava liberi”. Soprattutto li sapeva guardare e discretamente accompagnare a crescere.                                                                      E’ grazie a lei che prende l’avvio – e in seguito una svolta decisiva – tutta l’avventura sportiva di Pierpaolo, che si rivelerà ben più che un’introduzione al gioco del pallone: la squadra, con i giovani giocatori ciascuno caratterizzato da un azzeccato soprannome (Belli Capelli, Pantera Smilza, Foglia Morta e il nostro Due Cognomi…), il mister Marcacci, il presidente Pettinati, meschino ‘servo’ del procuratore, e tutto quanto di invidie, gelosie, ambizioni (anche dei genitori!), affari, poteri gravita attorno al mondo del calcio, diventerà per Pierpaolo una vera palestra di vita, dove il premio più ambito per lui sarà scoprire se stesso trovando un amico. In nome di questa amicizia, il protagonista matura infatti la consapevolezza di essere di fronte ad una scelta importante, e scegliere significa assumersi responsabilità, prender posizione, agire. Così, mentre la tribuna è affollata di genitori assatanati di vedere nei figli dei campioni, e di procuratori senza scrupoli, Due Cognomi e compagni lottano per difendere il calcio vissuto davvero come gioco, vale a dire con piacere ed entusiasmo da giovanissimi più e meno talentuosi, senza compromessi e falsità. L’avventura sportiva per qualcuno più dotato continuerà, per altri si conclude; ciò che resta però è l’amicizia, la parte migliore del gioco, che qui ci si impegna a mantenere per almeno vent’anni, un po’ per gioco un po’ sul serio, addirittura con un…contratto!

  • Il nostro romanzo non a caso è uscito per Fabbri nella collana Storie vere: infatti, come annota l’autore – Roberto Perrone, noto giornalista sportivo che ben conosce il contesto in cui ambienta la vicenda – “Niente di questa storia è puramente casuale (…): non esiste una società chiamata Filippo Matrone, come non esistono personaggi e intreccio (…) però esistono tante storie vere che la rendono molto vicina alla realtà”. E continua con alcune semplici, ma significative osservazioni sull’attuale mondo del calcio, non senza qualche rimpianto per quello di una volta “dove c’era poca tivù e molta fantasia.” Una paginetta, a romanzo concluso, da non trascurare, almeno da parte dei lettori adulti. Infine, a proposito di aderenza alla realtà, ci piace concludere segnalando – soprattutto per i tifosi dell’Inter, come chi qua scrive – un bell’omaggio a Mario Corso, mitico centrocampista della grande Inter negli anni 60-70, il “piede sinistro di Dio”; il Mariolino qui compare di persona (grazie, inutile dirlo, a nonna Pilar!) e di fama, per il suo tiro a “foglia morta” che dà il soprannome  al miglior compagno di squadra, e forse poi di vita, di Pierpaolo “Due Cognomi”. Una citazione che forse solo lettori/nonni possono apprezzare a pieno, ma che grazie alla bella storia di Perrone può entrare utilmente anche nella memoria dei più piccoli.                   

 Se poi i nostri lettori si saranno affezionati a Pierpaolo e a Nino/Foglia Morta e compagni, sappiano che potranno continuare a seguirli nei successivi Banana football club: la squadra scomparsa e Banana football club: Diguinho siamo noi, forse meno noti del primo, ma non meno validi.


A cura di:           

LAURA BELLAVITE è nata a Milano nel 1955. Qui laureata alla Cattolica, poi insegnante di lettere nella secondaria di I grado – per quindici anni nell’hinterland milanese, a Quarto Oggiaro, poi in zona Fiera-Sempione – attualmente , da ‘pensionata’, continua l’impegno in ambito educativo/didattico come volontaria presso la onlus PORTOFRANCO, centro di aiuto allo studio rivolto a studenti delle superiori. Collabora altresì con un doposcuola parrocchiale e nella gestione della Biblioteca nell’istituto statale in cui ha insegnato fino al 2017.

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