ZHERO -  I superpoteri non sono tutto

Autore: Tiziano Viganò

Editore: Mimep-Docete 2020 - € 10,00 – ebook € 7,50

Target: da 11 anni

 

“Perché tutti sanno fare qualcosa di straordinario e io niente. Non mi piace essere normale. Se sei l’unico a essere normale… allora diventi anormale. Una rarità. Una specie protetta. Un caso. Un problema. E c’è sempre qualche cretino che ti prende in giro.”

Nell’ultimo romanzo di Tiziano Viganò, Zhero non è un numero. E’ un soprannome e un gioco di parole: Z-hero. Un eroe da nulla, un ragazzo senza qualità. Il dodicenne Andrea (questo il suo vero nome), americano di Philadelphia, si trova a vivere in un universo fantastico in cui tutti, ma proprio tutti, sono dei supereroi. Ciascuno ha una dote straordinaria: Marc, il fratello di Andrea, può diventare invisibile a piacimento; la mamma quando si arrabbia prende letteralmente fuoco come una torcia; tra gli amici di Andrea Jo passa attraverso i muri, Vince impara subito a memoria tutti i libri che legge, Dora ha un olfatto finissimo, Micki riproduce alla perfezione qualunque voce, e così via. Solo Andrea non ha nessun superpotere, è sempre all’erta per scoprirlo, ma niente! E’ un ragazzo “normale”, tutti lo chiamano Zhero. La condizione di Andrea naturalmente gli fa sorgere molte domande: “Cosa farò da grande? Come potrò essere utile? Quale sarà la mia dote?”. Finché un giorno accade un fatto straordinario: nella classe di Zhero arriva una nuova compagna molto carina, Margherita, accompagnata all’esterno da una scorta di agenti armati. La misteriosa Margherita, che indossa sempre degli spessi guanti di pelle, su indicazione del Preside viene messa in banco con Zhero. Quest’ultimo è confuso e stupefatto per l’imprevisto privilegio, che suscita l’invidia di tutti i maschi della scuola, e i due diventano amici. I guanti di Margherita suscitano accese discussioni, e nascono le più svariate ipotesi, legate anche al superpotere della ragazza, che non si è ancora manifestato. Tra le varie dicerie che si rincorrono, una sostiene che Margherita abbia “il tocco di Mida”, cioè che trasformi tutto ciò che tocca in oro, e per questo debba proteggere le mani da contatti indesiderati. La verità comincia a farsi strada durante l’annuale concorso della contea per la “miglior dote straordinaria”. Un gran numero di concorrenti gareggia per sbalordire gli astanti, finché Margherita sale sul palco e, togliendosi i guanti, sfiora le piante e le decorazioni floreali facendole appassire all’istante; poi si dilegua accompagnata dalla scorta. Paura, sconcerto; Zhero è sconvolto per l’inattesa scoperta, ma con l’aiuto di Jo riesce a rimettere in ordine alcuni tasselli della vicenda. Margherita ha un potere all’apparenza malefico, ma sembrerebbe vittima di un ricatto e succube di forze più grandi di lei. A questo punto Zhero e Jo convocano gli amici più stretti, e si forma una “banda di supereroi” che mettono in comune i loro poteri per tentare di liberare Margherita e capire chi la tiene prigioniera. Il primo piano fallisce, mentre il secondo (che vede anche la collaborazione di forze benefiche, squadre speciali che hanno compreso la macchinazione che sta sotto la vicenda) va a buon fine. Ed è qui che emerge il ruolo decisivo di Zhero. Infatti Margherita ha la dote di far sparire, al semplice tocco, i superpoteri altrui (per impedire che questo avvenga involontariamente porta i guanti). Ella poi assorbe le doti altrui e ne diventa padrona: un potere immenso! Una organizzazione malefica la tiene in ostaggio per sfruttare questa sua qualità in modo da assurgere a livelli di onnipotenza e onniscienza: un piano diabolico. A questo scopo tenta, inutilmente, di sottrarle il suo DNA. Zhero è l’unico in tutto l’universo che non può essere privato del proprio superpotere, in quanto non ne possiede alcuno. E così nel finale del romanzo (che ci trasporta in un segretissimo laboratorio in Messico) si offre eroicamente come esca per farsi catturare dai malvagi (Se Margherita è il DNA Alfa, Zhero è l’esatto opposto, il DNA Omega, e quindi può essere studiato a sua volta per carpire il segreto). La storia ha un lieto fine, Margherita viene liberata e conserva la propria dote, ma c’è un esito paradossale:  pian piano molti si convincono a farsi togliere il proprio superpotere, felici di tornare ad essere “normali”.

“Una dote è straordinaria, ho sempre pensato, è personale, unica. È un dono. Un regalo. È un potere. Un gran potere. E “avere un gran potere vuol dire avere grandi responsabilità”.
E dunque perché esibire questa dote come fosse un’attrazione?”

Al suo quinto romanzo, Tiziano Viganò torna alle amate tematiche fantasy, che lo caratterizzano insieme ai romanzi storici. Proprio in una presentazione del proprio romanzo “Bergius, l’ultimo longobardo”, Viganò aveva affermato: “Non sono capace di raccontare la realtà, le cose così come sono, se non attraverso dei filtri: o il filtro del passato, e allora scrivo dei romanzi storici; o quello della fantasia, e allora mi oriento sul Fantasy”. Robert Philmus, un critico americano, ha proposto questa triplice definizione: la narrativa naturalistica non richiede alcuna spiegazione scientifica; la narrativa fantastica non la consente; quella di fantascienza la richiede e la consente. Zhero appartiene indubbiamente al secondo filone: non c’è bisogno di spiegare perché Morris sappia leggere nel pensiero, e l’affascinante Margherita sia un “Re Mida alla rovescia”. Tiziano Viganò si muove a proprio agio in questo universo surreale: il romanzo è scritto in prima persona come il diario di un “protagonista normale” (che espone con grande sincerità le proprie domande), e la vicenda si dipana comunque con una propria coerenza interna. Già il sottotitolo “I superpoteri non sono tutto” fornisce una chiave di lettura molto evidente. Sotto il velo fantastico si nascondono tematiche formidabili: le domande di identità, di appartenenza, di accoglienza dei ragazzi; la dicotomia normale/supernormale; la parabola dei talenti (le doti da dove vengono? A che cosa servono?). La “banda dei supereroi” che mettono in gioco la propria amicizia per liberare Margherita ricorda gli Avengers, personaggi di film ben noti ai ragazzi.  L’esergo ci fornisce poi un ulteriore indizio: “Un sorriso ci salverà”. Parafrasando il ben più minaccioso slogan sessantottino “Una risata vi seppellirà” ci illumina sul registro scelto da Viganò: un tono leggero ma non superficiale, spesso scherzoso, fino a toccare vertici di comicità irresistibile con gag esilaranti (non a caso il romanzo è diventato anche un testo teatrale per le scuole con Matteo Bonanni come protagonista).

 

 

A cura di:

Enrico Leonardi.  Ha insegnato Lettere nella Scuola Media di Inzago (MI) per 37 anni, è in pensione dal 2007. Ha partecipato alla Equipe di D’Ambrosio/Mocchetti/Mazzeo con  altri numerosi amici per una trentina d’anni; insieme hanno pubblicato le Antologie “Introduzione alla realtà”, “Nuova introduzione alla realtà” e “Oltre la siepe” e il Corso di Geografia “Terra dei popoli” sempre con l’Ed. La Scuola. Fa parte del Centro Culturale “J. H. Newman” di Cernusco s/N. e del Gruppo Medie di “Stand By Me”.

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