QUALCUNO CON CUI CORRERE

Autore: David Grossman

Editore: Mondadori (Oscar) 2017 - € 13,50 

pagine 362

Target: da 13 anni

 

“Un cane corre per strada, inseguito da un ragazzo” l’incipit, “Quasi non si parlarono e Tamar pensò che non aveva mai incontrato nessuno con cui si sentiva bene tacendo” la conclusione: dentro le 362 pagine del romanzo si svolge la storia di due sedicenni, l’insicuro Assaf [“Le discussioni non erano mai state il suo forte, alla fine preferiva sempre cedere e non avere storie”]   e l’intraprendente e coraggiosa Tamar [“Non aveva idea di come avrebbe fatto a cavarsela ... doveva lasciarsi un po' prendere dalla follia. Come un soldato che parte per una missione rischiosa e non pensa cosa gli potrà accadere.”

I due non si conoscono e si ritroveranno a vivere insieme solo le vicende delle ultime cinquanta pagine; prima l’autore racconta alternativamente le azioni e le situazioni dell’uno e dell’altra – quelle di Assaf in tempo reale, quelle di Tamar a partire da un mese prima – facendoli, man mano e a loro insaputa, avvicinare, seguendoli per strade e piazze di una Gerusalemme minuziosamente descritta. L’unico elemento che “lega” i due ragazzi è Dinka, il grosso cane femmina che Assaf  (tenendo stretto il guinzaglio) deve letteralmente inseguire, nella speranza che lo conduca al più presto dalla sua proprietaria, alla quale consegnare anche la multa rilasciata dal canile per abbandono di animale.  

“Qualcuno con cui correre” è stato pubblicato in Italia vent’anni fa, ma è un romanzo ancora oggi vivo ed attuale. David Grossman, infatti, in queste pagine narra in modo credibile e coinvolgente il passaggio dell’adolescenza, quegli anni di crescita segnati da elementi contradditori ma estremamente preziosi, carichi di novità vagamente attese e di esperienze inaspettate: si tratta di fattori che nel tempo permettono ai giovani di scoprire sé stessi e iniziare a “correre”, a provare un vero interesse per molti aspetti della vita.

Quando si è teenagers, come Tamar e Assaf, è come se l’esistenza procedesse in modo lento, indefinito, con una percezione della realtà sfuocata e frammentata: si è in ostaggio del proprio umore altalenante, di un senso di autocritica mai abbastanza clemente e di una percezione cupa delle cose. [Tamar:        “… chissà come l’avrebbe sorpresa e tradita la realtà, come sempre.” ; “ … è la realtà ad averti smascherata. La realtà che è diversa dalle fantasie, dai sogni in cui vivi di solito. Perché questa è la vita, dolcezza, la vita vera, reale, quella in cui cerchi sempre di essere ammessa come membro a pieno diritto e che continua a respingerti come un corpo rigetta un organo trapiantato.]                                

Ma poi, all’improvviso, accadono dei fatti e degli incontri che accendono la vita, che rendono capaci di leggere più profondamente le cose solite e di cogliere un legame positivo con i sentimenti e gli stati d’animo provati [Assaf:   “… si sentì invadere da una sensazione misteriosa e sconosciuta, dal piacere di una corsa verso l’ignoto. E dentro di lui, come un pallone di gomma ben gonfiato, cominciò a rimbalzare un pensiero gradevole: forse questa corsa non sarebbe mai finita.]; e così si scopre una nuova determinazione nell’agire, un addentrarsi negli aspetti sconosciuti e rischiosi del vivere. [Tamar:   “Era tutto scritto nel quaderno, preciso e dettagliato: il piano, la grotta, la lista delle provviste, i rischi calcolati e gli imprevisti.”].  In questo osare nelle piccole e grandi cose si cresce e ci si sente finalmente utili a qualcosa e a qualcuno.                                 Questa è la dinamica che prende vita nei nostri due protagonisti: nel volgere di un solo mese, sono catapultati dentro una realtà avventurosa e ricca di colpi di scena, e si ritrovano ad affrontare e risolvere situazioni molto complicate, le stesse di fronte alle quali i genitori di Tamar avevano abdicato.

Il romanzo presenta tante tematiche: la principale è la tossicodipendenza e tutto il mondo che le gira attorno, ma poi emergono anche l’amicizia, l’amore fraterno, l’appartenenza alla famiglia, l’innamoramento. David Grossman dimostra di conoscere bene il mondo dell’adolescenza e, dosando in modo equilibrato azione e descrizione psicologica, riesce a narrare una storia realistica con personaggi credibili e umanamente significativi. Risultano ben costruite ed efficaci le parti in cui scrive della sensibilità umana dei protagonisti, in esse, infatti, riesce tratteggiare gli stati d’animo, i sentimenti e le passioni. Per capire l’importanza delle passioni – spesso non del tutto colta da genitori e insegnanti - vale la pena qui riprendere le parole del testo riguardo alla predilezione per la corsa e la fotografia del ragazzo, e per lo scrivere e il cantare della ragazza.

  [Assaf: “… nei duemila metri, e ancora di più nei cinquemila, non aveva avversari, nemmeno tra quelli della quinta liceo. Correre gli piaceva, lo rilassava, gli permetteva di pensare.”                “Pensò che avrebbe voluto raccontare a Tamar di come la fotografia aveva cambiato la sua vita. Come lo aveva aiutato ad aprire gli occhi, a vedere le cose, le persone, a notare la bellezza di dettagli all’apparenza banali.”

[Tamar (scrivendo un diario personale dall’età di dodici anni, era arrivata a riempire sei quaderni!): “Chiuse il diario. Gli occhi le si appannarono… Se solo avesse potuto portarlo con sé, laggiù. Ma non poteva. Cosa avrebbe fatto senza? Come avrebbe capito se stessa senza scrivere? … Senza diario e senza Dinka si sentì abbattuta.”                                                                                                (Dopo aver cantato meravigliosamente l’assolo dello Stabat Mater di Pergolesi): “La musica fu per lei, ancora una volta, qualcosa di unico, di definitivo. Ciò che era. Mille lezioni non avrebbero potuto infonderle una tale consapevolezza: lei era la sua voce. La casa da cui usciva e in cui rientrava, dove poteva essere se stessa e sperare che l’amassero per come era e nonostante quello che era. … Fu un attimo meraviglioso di serenità e di pace interiore.”

Un’ultima osservazione riguarda il tema dell’innamoramento, esperienza che prende inizio proprio con l’adolescenza. Grossman sceglie di non banalizzarlo, non riduce questa “sensazione nuova, sconcertante, strana” a una cotta passeggera, a una reazione ormonale: è invece un sentimento molto simile all’amicizia, imprevisto e potente, capace di travolgere e creare legami profondi, un qualcosa di importante per la vita. Per narrare tutto questo l’autore assegna un percorso insolito al protagonista maschile: Assaf comincia a “innamorarsi” di Tamar prima ancora di vederla in carne ed ossa, e ciò accade progressivamente, grazie agli incontri con le persone che la frequentano e al loro racconto: ognuna di esse è un testimone privilegiato, capace di rendere viva Tamar e la sua umanità. Ed è, anche e soprattutto, grazie alla lettura dei suoi diari personali (dei quali a un certo punto entra in possesso) che in lui crescono stima, ammirazione e un forte desiderio di amicizia: quelle pagine gli avevano permesso di conoscere le parti più profonde di quell’anima e per cosa batteva quel cuore. Quando poi la incontrerà, dentro di sé aveva già deciso di seguirla fino in fondo in quella pericolosa avventura.

“Qualcuno con cui correre” parla del bisogno di non essere soli, del desiderio di compagnia, della necessità di legami significativi che permettano di affrontare le circostanze. E quando, per caso (o per dono), ciò accade, la vita diventa una corsa, impegnativa sì, ma anche bella ed entusiasmante: un po' quello che è successo in un caldo mese d’agosto al timoroso Assaf e alla “intelligente, malinconica e disillusa” Tamar.


A cura di:           

Sergio Fanni. Laureato all’Università degli Studi di Milano, ha insegnato Lettere nella secondaria di I grado di Santo Stefano Ticino (MI) dal 1983 al 2005 e, successivamente, nell’Istituto “San Girolamo Emiliani” dei P.P. Somaschi di Corbetta (MI). Dal settembre 2020 è felicemente in pensione e prosegue il suo impegno educativo/didattico come volontario presso l’istituto di Corbetta.

 

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