T. S. Eliot:

 Una breve visita tra immagini infrante.

       The waste land (II).

C’è un possibile filo rosso che permetta un più agevole viaggio attraverso i frammenti che la poesia ci presenta? Anzitutto sembra esserci un narratore, osservatore, una sorta di possibile, sconsolato Tiresia,

io, Tiresia, colsi la scena e pre-dissi tutto”. Il contesto di questa frase, un rapporto sessuale, che non ha più nulla di amore, tra una giovane dattilografa e un impiegatuccio, ci suggerisce che Tiresia non solo predice, ma pre-soffre, di fronte all’umanità che percorre questa terra arida e desolata.

     Tiresia, secondo il mito greco, ha conosciuto in sé sia l’elemento maschile sia quello femminile, in questo senso racchiude tutta l’esperienza umana. Poi Tiresia è cieco, ma è profeta e in qualche modo sente il futuro. C’è un narratore che a volte si serve di citazioni per dare più spessore (il poeta è l’ultimo di una lunga tradizione) a quello che vede e descrive. Citazioni da Dante, Shakespeare, Chaucer, i simbolisti francesi.

     Più avanti nella poesia prendono maggior corpo espliciti riferimenti a miti e racconti di passate civiltà del mediterraneo e dell’Europa. A dire il vero ne abbiamo traccia già nella prima sezione, quando la cartomante Madame Sosostris non trova tra i suoi tarocchi l’impiccato, l’appeso. Figura, questa, che ci introduce al mito di Adonis, il dio che muore e si rigenera. Ma anche altri sono i miti a cui l’autore si riferisce: il re pescatore, con la ferita che lo rende impotente e stende la sua sterilità sulla terra, (sezione III). Poi accenni al racconto della ricerca del santo Graal, e riferimenti al Vangelo (sezione IV) con l’accenno ai due discepoli di Emmaus e alla misteriosa presenza che li accompagna…

     Si tratta di miti e narrazioni attraverso i quali, nella storia, l’uomo ha cercato di spiegarsi il mistero della vita. Ecco perché dobbiamo riandare subito all’inizio della poesia, “Aprile è il mese più crudele dell’anno”, il verso infatti coglie gli uomini ancora nel torpore dell’inverno -il torpore di chi smette di farsi domande- e implicitamente invita a riprendere l’avventura della ricerca del senso. Il poeta accenna dunque a questi miti e racconti del passato, cercando di suggerirli come strumenti per decifrare lo sterile, desolato presente, descritto a volte in modo realisticamente impietoso, e penso qui alla descrizione del Tamigi lordo di rifiuti, (sezione III).

     Questa ripresa di nobilissimi tentativi di spiegarsi la vita mi ha sempre fatto pensare a un’immagine di Luigi Giussani nel secondo volume del suo Percorso, All’origine della Pretesa Cristiana, quando descrive in una immensa pianura gli uomini intenti a costruire ponti tra la terra e l’infinito mistero, tentativi meritevoli ma inutili, perché, afferma Giussani, l’unica possibilità è che sia il mistero a rivelarsi e farsi ponte.

     Purtroppo, continua Giussani, non tutti gli uomini sanno accogliere questa offerta. Anche per il poeta sarà così, almeno per qualche anno ancora, finchè il bel giorno accadrà, come narrato nella poesia Ash Wednesday. E sarà inizio di una stagione nuova per Eliot. Per il momento, siamo nel 1922, dobbiamo stare sulla domanda di comunanza e pace che chiude questa poesia.

Per una lettura in lingua,  https://www.online-literature.com/ts-eliot/2120/


A cura di:

Marco Grampa

Laurea in Lingue e Letterature moderne presso IULM di Milano. Insegnante al Liceo Classico Crespi di Busto Arsizio per 20 anni, per otto anni presso il Liceo Scientifico Tirinnanzi di Legnano, dove ha operato come senior manager per scambi culturali con istituti australiani, portoghesi e USA.
Traduttore di opere soprattutto di carattere letterario da paesi di lingua inglese, in particolare africani.
Autore di racconti e brevi saggi per riviste locali.

 

CDOLogo DIESSEDove siamo