CUORE DI TENEBRA 

di Joseph Conrad

 

Per leggerlo in lingua: https://www.blackcat-cideb.com/it/libri/heart-of-darkness

Per leggerlo in traduzione, (a cura di Francesco Persichelli):  https://www.booksandbooks.it/download-ebook-gratis/cuore-di-tenebra.pdf

 

Tenebre nel Cuore

   “Che buffonata la vita: questa misteriosa combinazione di logica impietosa per un futile scopo. Tutto quello che ci si può aspettare è una qualche conoscenza di noi stessi-che viene troppo tardi-e un mucchio di inestinguibili rimpianti.”

 

     Questa amara, definitiva considerazione in qualche modo segna la cifra del grande, breve romanzo di Joseph Conrad, Cuore di Tenebra, Heart of Darkness nell’originale.

Il romanzo, pubblicato nel 1898, è uno dei più famosi dell’autore. Perché leggerlo? In primo luogo perché è ben scritto. Conrad è uno degli iniziatori del romanzo moderno, almeno in lingua inglese, per l’abbandono dell’idea del narratore onnisciente e per l’accurata indagine psicologica dei personaggi. La vicenda narrata, affascinante, può essere affrontata di getto, lasciandosi coinvolgere dallo sviluppo della storia, ma anche lentamente, soffermandosi su ogni singola parola o frase, a volte illuminanti, taglienti, come la citazione dell’inizio di questo scritto.

     Marlow ne è il protagonista. E’ seduto in uno yacht con altri di cui non sappiamo quasi nulla, nell’attesa che la marea, alla foce del Tamigi, sia favorevole alla partenza. Non si sa per dove. È quasi buio e Londra sta lentamente scomparendo lasciando il posto alle luci della città. Nella morbida attesa comincia a raccontare una delle sue ultime avventure di uomo di mare, forse quella che lo ha segnato.

     Aveva ottenuto un incarico. Doveva guidare un battello per risalire il fiume Congo fino all’ultima stazione della Compagnia. Perché là c’è qualcosa che non va. Strane voci di fatti, avvenimenti misteriosi  che riguardano anche Kurtz, un agente della Compagnia, il migliore. Perché lo scopo della Compagnia è ottenere avorio, enormi quantità di avorio, e Kurtz si era dimostrato imbattibile in questo.

     Dunque Marlow parte per la foce del Congo per assumere il suo incarico e ottiene un passaggio per l’Africa su una nave francese. Si avvicina al continente africano come tanti altri europei. Il continente gli appare subito impenetrabile e misterioso come le sue foreste, verso le quali una cannoniera francese spara bordate verso il nulla, “cannonate verso un continente”.

     Giunto a destinazione, comincia il suo viaggio fluviale risalendo il fiume Congo su una barca a vapore che è poco più  che un rottame. Un viaggio lento lungo un fiume scuro, contornato da foreste buie e impenetrabili, tra fango, secche, melma, odori di morte e minacce più temute che reali. Pian piano scopre l’immensa ferita che i colonizzatori provocano su un continente selvaggio, affascinante e incomprensibile quasi. Ferite dell’ambiente, seminato dei rottami della industria europea, e ferite degli abitanti, ridotti a schiavi, trasferiti di forza da un luogo all’altro, oppure con la promessa di perline e stoffe di qualità scadente.

     Il lungo, lento viaggio per risalire il fiume è un faticoso penetrare nell’ignoto di un continente vasto e sconosciuto, coperto di foreste oscure che quasi sono lì a coprire il fiume, un viaggio verso l’ignoto e le tenebre. Verso un mondo primordiale, vergine. Lungo il fiume le stazioni della Compagnia sono poco più che baracche fatiscenti, abitate e frequentate da nativi indecifrabili e europei ridotti a uno stato semi-selvaggio, ma ancora affamati di una improbabile ricchezza, feroci, avidi, prede di miraggi di opulenza. Ma il cuore del continente ha svelato quello che in realtà sono, vuoti all’interno, dirà Conrad. E sono inglesi, certo, ma anche francesi, uno svedese, un russo, tutta la civilizzata Europa del XIX secolo che si è riversata in Africa cercando denaro e potere. Ma l’ignoto del continente ha rivelato quello che sono, vuoti.

     Alla fine Marlow con la sua barca raggiungerà l’ultima stazione, incontrerà Kurtz, ma non un uomo vittorioso, sicuro di sé e del suo successo. Al contrario, un povero, sperduto europeo, semi-infermo, delirante, divorato dalle malattie e dalle privazioni, che poco dopo l’incontro con Marlow cesserà di vivere. Le sue ultime parole saranno “orrore, orrore”. Eppure Kurtz è venerato, quasi adorato dai nativi che non vogliono lasciarlo partire. Perché questa venerazione di un agente spietato, furbo, che ha saputo arricchire la Compagnia con immense quantità di avorio? Anche a costo della propria vita. Kurtz sapeva parlare, ci viene detto. Sapeva scaldare il cuore dei nativi con le sue parole, forse parlava di civilizzazione e gloria, ma le sue ultime parole furono di orrore. Il cuore di tenebra, l’ignoto dell’Africa, rivela il cuore altrettanto tenebroso di chi vi si è avvicinato come a una preda. Viene in mente la narrazione di O. Wilde, il Ritratto di Dorian Gray, dove i crimini di Dorian non deturpano il suo volto ma il ritratto che un amico gli aveva fatto. E’ il motivo dello specchio che ritorna, qualcosa fuori di me che mi rivela chi sono, dunque il bisogno che qualcosa o qualcuno mi riveli davvero chi sono.

      Inutilmente si cerca nel romanzo una traccia che faccia pensare a qualcosa di trascendente. Conrad è qui pienamente positivista, anche se ne vede chiaramente i limiti. Ciò che possiamo fare è parlare. In fondo Marlow è alter ego di Kurtz. Questi parlava e affascinava i nativi, Marlow racconta e affascina i suoi ascoltatori. Eppure la desolazione, l’inumanità, la fatica, perfino il ridicolo degli uomini, tanto dei nativi, in particolare quelli schiavizzati dagli europei, quanto questi ultimi, che la realtà del cuore di tenebra rivela spesso imbelli, ridicoli e vuoti, ci fanno supporre la necessità di una qualche salvezza che allontani la fine e dia un senso. Mi tornano alla mente qui i versi di Erri de Luca, “assenza, più acuta presenza”. Si avverte nel romanzo la necessità di una salvezza, forse solo la possibilità di un cambiamento, un attimo in cui fermarsi a pensare, come Marlow e i suoi ascoltatori alla foce del Tamigi, pronti per chissà quale nuova avventura. L’alternativa è la menzogna, o il conformismo, un quieto vivere “tra il macellaio e il poliziotto”, che in fondo sono la stessa cosa. E’ terribile che alla pietà umana sia unica risposta la menzogna. Quando Marlow, tornato a Londra, incontrerà la fidanzata di Kurtz, dovrà ricorrervi. Quali sono state le sue ultime parole, chiede lei. Lui non può non pensare alla parola orrore, ripetuta, ma le risponderà che la sua ultima parola è stata il nome di lei.

 

 

Occasioni delle vacanze

     In genere è questo il tempo in cui gli insegnanti propongono alla libera volontà dei loro studenti qualche lettura estiva. Non mi sottraggo a questo piacere, nella speranza che qualcuno lo accolga.

     Per quanto riguarda la lettura in lingua, facilmente raggiungibile in rete sono i racconti di Roald Dhal, sì, quello della Fabbrica di Cioccolato. Sono ben scritti, in un linguaggio facilmente comprensibile, brevi, e mescolano humour, The Hitch-hicker, horror talvolta, The Landlady, e una bella dose di ironia, The Umbrella Man. Sono in genere indicati per il triennio.

      E due romanzi, Il Potere e la Gloria, di Graham Greene, e Il Signore delle Mosche, di William Golding. Il primo, ambientato nel Messico del 1930, narra di un prete pieno di limiti e peccati, ma che alla fine riesce a non rinnegare quello che è, un prete.

      Il secondo romanzo ci propone l’ipotesi che bene e male si combattano nel cuore dell’uomo fin da quando è solo un bambino, e il male sembra prevalere. Ma c’è una speranza. Mi focalizzo sulla figura dell’ufficiale navale delle ultime pagine, connotato dai colori bianco e oro. Che cosa può rappresentare questa figura che compare nelle ultime pagine e dice solo poche parole?


A cura di:

Marco Grampa

Laurea in Lingue e Letterature moderne presso IULM di Milano. Insegnante al Liceo Classico Crespi di Busto Arsizio per 20 anni, per otto anni presso il Liceo Scientifico Tirinnanzi di Legnano, dove ha operato come senior manager per scambi culturali con istituti australiani, portoghesi e USA.
Traduttore di opere soprattutto di carattere letterario da paesi di lingua inglese, in particolare africani.
Autore di racconti e brevi saggi per riviste locali.

 

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