E spararono al cantautore?

 

In mezzo a tanti certificati di morte della canzone d’autore, c’è qualcosa che si muove ancora? Proviamo ad andare a cercarci voci nuove e meno nuove, ma consistenti nel mondo della canzone italiana.

Per chi non lo sapesse, il titolo di questo articolo - un po’ provocatorio, è vero - è tratto da una canzone di Roberto Vecchioni, Vaudeville, del 1977, in cui parla della violenta contestazione ricevuta da Francesco De Gregori, un vero e proprio “processo pubblico”, andatevelo a cercare nelle cronache del tempo.

Erano periodi in cui spesso, anche se non sempre, la canzone d’autore faceva rima con l’impegno politico, cosa decisamente scomparsa o perlomeno annacquata ai giorni nostri. Anzi, da più parti si sentono pareri sul fatto che dopo i grandi del glorioso passato, sia la canzone d’autore tout court ad essere ormai assente in Italia. Dico subito che questo è un parere che non condivido, altrimenti non avrei deciso di scrivere questo contributo. Se da una parte è vero che con la scomparsa di Lucio Battisti e più recentemente di Lucio Dalla (i due grandi ‘Luci’ che hanno illuminato la nostra canzone) ed il ritiro qualche anno fa di Ivano Fossati (non se ne abbiano a male i tanti altri non citati) abbiamo perso cantautori di un certo peso. Forse può essere anche vero che è sempre meno frequente l’uscita di canzoni che solcano il tempo per durare; a questo riguardo bisogna tuttavia anche tenere presente che il mondo tutto ha preso una velocità diversa, ha cambiato modo di pensare, aiutato – in musica – anche dalla fruizione indiscriminata e gratuita o quasi. Ma qui si apre un altro file che chiudo subito.

La verità è che se si è veramente interessati a qualcosa, bisogna cercare, setacciare e tenendo conto dei cambiamenti d’epoca e di suono, si possono rintracciare esperienze cantautorali che fanno seriamente i conti con la forma canzone e con la voglia di comunicare. In ordine sparso, ne voglio indicare qualcuna che ha particolarmente colpito me negli ultimi mesi.

Intanto possiamo menzionare alcuni cantautori certamente non più giovani ma nemmeno annoverabili fra gli ‘storici’ già menzionati, aggiungendovi qui Guccini, De André, Venditti e Baglioni, giusto per assortire un poker di rilievo. È una generazione di mezzo, se si pensa che Niccolò Fabi giocava fra le ginocchia di Battisti (il padre Claudio era uno dello staff di Lucio 1, poi anche produttore di Alberto Fortis) e che Samuele Bersani fu una scoperta di Dalla (la leggenda narra che portò una cassetta in camerino a Lucio 2). Aggiungiamo a questo gruppetto anche Vinicio Capossela e (un po’ più giovane per la verità) Cesare Cremonini.

E fin qui ho citato nomi che il lettore medio dovrebbe conoscere, magari non nel dettaglio, ma in alcune delle loro espressioni. A chiudere queste prime menzioni, ricordiamo solo che Bersani, con il suo album Cinema Samuele ha vinto la Targa Tenco come migliore album in assoluto del 2022. Piccola aggiunta personale: ritengo la canzone Il tuo ricordo una delle più belle canzoni italiane di sempre.

Scavallando una generazione (o forse mezza) troviamo altri artisti dalla carriera ormai più che ventennale, ma forse meno noti, pur essendo di assoluto rilievo. Ne menziono due fra gli altri, che personalmente ritengo molto interessanti, Dario Brunori e Paolo Benvegnù. Il primo, con il nome d’arte di Brunori SAS (tratto dall’azienda del padre) propone canzoni che si fanno molte domande sull’esistenza, fra echi degregoriani e la tipica calata da uomo del sud. Una grande autoironia contraddistingue questo artista, che sviscera nelle sue canzoni temi profondissimi su cui poi scherza nelle interviste. Un bel punto sulla funzione che può avere una canzone è espresso in Canzone contro la paura, anche se una delle mie preferite resta Capita così , in cui un piccolo fatto inaspettato diventa l’esigenza, diremmo la richiesta di un miracolo. Fra l’altro su questo tema ho trovato molto bella anche la canzone che si intitola proprio Ci vorrebbe un miracolo, scritta ed interpretata da Diodato e brano di apertura del suo recentissimo album Così speciale.

Scusate la digressione e torniamo a Paolo Benvegnù e al suo notevole ultimo album (tecnicamente EP, sono cinque brani) Solo fiori. Artista di lunga data, già fondatore degli Scisma e poi autore di rilievo anche per altri interpreti, come Irene Grandi e Marina Rei, anche Mina incise una canzone, la bellissima Io e te, qui nella versione originale di Benvegnù del 2004 ed invece qui nella versione della grande cantante cremonese, come apparve nell’album Caramella del 2010. Tornando all’ultimo album, in un tempo - come notavamo all’inizio - di disinteresse per i temi sociali, se non usati per sbandierare diritti, interessante – anche se molto cinico e disilluso - l’affondo del brano di apertura, Italia pornografica e molto intenso e bello il duetto con Malika Ayane in Non esiste altro.

C’è poi un certo numero di cantautori che appartengono al mondo indipendente (o provengono da lì e poi vengono catturati da un major) e sviluppano percorsi interessanti, piazzando qua e là canzoni veramente forti, forse un po’ “modello instagram”, cioè molto legate ad una comunicazione del presente e nel presente. È sicuramente il caso di Calcutta (Edoardo D'Erme da Latina, classe 1989), che però, a parte qualche canzone affidata ad altri artisti, è fermo da un po’. Notevole anche la carriera di Dente (Giuseppe Peveri da Fidenza, classe 1976, e pertanto più verso i 50 che verso i 40), che invece è uscito con un nuovo album dal titolo Hotel Souvenir, licenziato dalla piccola etichetta INRI ma distribuito dal gigante Universal. Tutto da ascoltare questo album, ben realizzato e ricco di belle canzoni (su tutte per me Cambiare idea, se devo scegliere). Il titolo del lavoro di Dente ci consente anche una riflessione più ampia: in molti casi i temi trattati, ma anche gli arrangiamenti è i suoni impiegati hanno un forte sapore vintage, prendono spunto cioè dalla nostalgia ed al tempo stesso usano suoni del passato. Come capita di sentire anche nel recente lavoro di un altro artista, che anch’egli ha appena passato i 40 ed è nel circuito indie da un po’, avendo già collaborato con Maria Antonietta ed essendo stato anche chitarrista proprio di Calcutta, Giovanni Imparato, di Senigallia, nome d’arte rubato ad un racconto di Buzzati e cioè Colombre. Ascoltatevi il suo ultimo album Realismo magico in Adriatico, pieno di canzoni delicate ed al tempo stesso intense, la finale Niente è come sembra ne è forse l’episodio più riuscito.

Accomunato a Colombre dal fare lo stesso mestiere (oltre al cantautore, anche il professore di italiano) è Antonio Ciulla, in arte semplicemente Ciulla, proveniente da Lucca e anch’egli con un album appena uscito, L’arte di star bene, incentrato principalmente sulle grandi domande intorno all’amore e sulla possibilità che duri, in un’atmosfera pacata e minimalista.

Siamo quasi alla fine e mi accorgo di non aver citato nemmeno una cantautrice, e ce ne sono che producono materiale decisamente interessante. Mi hanno incuriosito in particolare gli album di Emma Nolde Dormi, per la verità uscito nel 2022, come pure dell’anno scorso è Diamanti, lavoro d’esordio di Ginevra. Proprio in questi giorni, a maggio del 2023 è in uscita un singolo di un’altra artista italiana dal background internazionale, la altoatesina Anna Carol.

Ce ne sono molte altre e molti altri, non voglio farla però troppo lunga e do un ultimo consiglio, anzi un paio: a me personalmente intriga molto Fulminacci, all’anagrafe Filippo Uttinacci, romano e pieno di funky nelle sue canzoni apparentemente leggere, ma ben strutturate e davvero accattivanti, se volessimo esagerare, una sorta di Battisti dei giorni nostri. Seconda questione, sollevata proprio da questo paragone: ci servirà il tempo per capire cosa della musica prodotta oggi resterà per più di una o due stagioni, ma non per questo la musica del presente è da squalificare per falsa partenza. In un’epoca in cui si va di corsa con tutto, nell’era dell’usa e getta, proviamo a dare tempo al tempo. Anche il tempo di un ascolto fatto bene.

Terzo appunto finale: fatevi aiutare dalle playlist di Spotify (che possono avere un valore positivo), ma soprattutto dai video correlati di YouTube, quelli che vi appaiono di fianco e vi mostrano altre canzoni dello stesso artista che state ascoltando o artisti simili. A volte viaggiando un po’ si fanno belle scoperte. Ed infine, se volete vedere molto di quello che si muove a livello di cantautorato indipendente in Italia, andate su https://www.youtube.com/@cacaoprod@cacaoprod sul canale YouTube di CACAO prod., una società di produzione video che ospita live per una canzone a testa band e cantautori tendenzialmente emergenti, o talvolta già affermati. Il contenitore si chiama Live in Tuci, dal luogo dove è allestito il set, Via Tucidide, nella periferia post-industrial, Milano Est. Qui potete avere una idea di cosa si muove fra le nuove leve e vederle in una dimensione minimale dal vivo. Buona musica!

Walter Muto  


 A cura di:

WALTER MUTO, laureato in Lettere e con i più vari studi musicali alle spalle, decide di dedicarsi prima con grande passione e poi come lavoro alla musica, in particolare a quella leggera. La sua occupazione è fare musica, parlarne e scriverne a 360 gradi.  Oltre ad aver scritto diversi libri e curare una rubrica per il mensile Tracce, collabora da 35 anni agli spettacoli musicali per ragazzi della Sala Fontana di Milano, produce spettacoli insieme a Carlo Pastori e negli ultimi anni si dedica a progetti musicali per il sociale,
con una attività al Carcere di San Vittore ed una in due residenze per disabili psichici. 
Più info su www.waltermuto.it  

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