FRANKENSTEIN, di Mary Shelley

I Grandi Libri Garzanti, p. 256 , € 8,00

 

 

TERRIBILE, MODERNO PROMETEO (seconda parte)

 

   

     Il secondo volume del romanzo si apre con una lunga confessione che la creatura, o il demone, se preferiamo, fa al suo creatore:

    “a poco a poco mi resi conto dei limpidi corsi d’acqua a cui mi dissetavo, e degli alberi che mi facevano ombra con le loro chiome. Fui deliziato alla scoperta che un suono piacevole, che spesso toccava i miei orecchi, proveniva dalla gola di piccoli animali alati che spesso avevano intercettato la luce dei miei occhi. Cominciai anche a osservare, con molta attenzione, le forme che mi circondavano, e a cogliere i confini dello splendido soffitto luminoso che mi copriva…a volte ho cercato di esprimere le mie sensazioni per come ero capace, ma i rozzi, inarticolati suoni che uscivano da me mi rigettavano in un silenzio di timore”.

     “in genere riposavo durante il giorno”. Infatti la creatura si era casualmente già imbattuta in un gruppo di abitanti di un villaggio e ne era stato scacciato a lanci di pietre, per via del suo aspetto.  “una mattina, tuttavia, vedendo che il mio cammino mi portava all’interno di un fitto bosco, decisi di continuare dopo il sorgere del sole; il giorno, uno dei primi della primavera, salutò perfino me con l’amorevolezza del suo sole e il balsamo dell’aria. Provai emozioni di delicatezza e piacere, a lungo date per morte, che si ravvivavano in me. Sorpreso dalla novità di queste sensazioni, ho lasciato che mi portassero via lontano e, dimentico della mia solitudine e del mio essere deforme, osai essere felice”

     Purtroppo sono emozioni di breve durata. Subito dopo, infatti, un episodio  si rivelerà decisivo. La creatura si rende conto della presenza di due persone che per gioco si rincorrono nel bosco. Si nasconde dietro degli arbusti e vede una bambina che corre lungo il corso d’acqua; ”continuava a correre lungo la riva scoscesa quando improvvisamente scivolò e cadde in acqua. Corsi fuori dal mio riparo e con estrema fatica, per via della forza della corrente, la salvai e la portai a riva. Aveva perso i sensi. Cercai in ogni modo di rianimarla quando fui improvvisamente interrotto dall’arrivo di un campagnolo, probabilmente la persona da cui per gioco fuggiva. Vedendomi, mi scrutò, mi strappò la bambina dalle braccia e si affrettò verso il folto del bosco. Lo seguii, non so perché; ma quando vide che mi avvicinavo, l’uomo mi puntò la pistola che portava e sparò. Caddi a terra, e il mio feritore, con crescente rapidità, si infilò nel bosco. Questa fu la ricompensa per la mia generosità”

Queste brevi citazioni ci riportano ai due temi di cui parlavo sopra, il rifiuto di chi appare diverso, deforme, e l’educazione, o meglio sarebbe dire l’autoapprendimento, come vedremo.

     Il “demone” viene creato e deve scoprire il mondo. Il rifiuto degli uomini, motivato dal suo aspetto, lo renderà cattivo, fino a farne una assassino. Perché da subito la creatura desidera essere amata, desidera affetto, ma è sempre respinta per via del suo aspetto. Non ha amici, non ha un compagno, o una compagna, come chiederà a Frankenstein, che gliela rifiuta per paura che questo porti alla creazione di mostri. Il tema della amicizia, dell’affetto per l’amico e per i famigliari ricorre in tutto il romanzo e accomuna tutti i personaggi del romanzo. Nelle loro riflessioni spesso compare questo desiderio di rapporto con gli altri, di solidarietà, insieme alla volontà di essere in qualche modo utili alla società, chi con scoperte nel campo geografico, penso a Walton, esploratore dell’Artico e io-narrante del romanzo, che diventerà amico di Frankenstein e ne raccoglierà la storia della vita. Ma Frankenstein non è da meno, perché con i suoi studi sulla scienza e la medicina voleva contribuire al progresso della conoscenza.

     Allo stesso modo, la creatura sente di aver bisogno degli uomini, e tenta di avvicinarsi a loro, seppure di nascosto. e questo ci introduce al secondo, importante motivo, quello dell’educazione, o istruzione, se vogliamo. Nel suo vagare dopo la fuga dal laboratorio la creatura scopre il mondo naturale, i frutti del bosco, gli animali, il caldo e il freddo, accidentalmente il fuoco. Impara. Ma capisce che non basta. Il mondo degli uomini lo attrae. Trova rifugio in un capanno adiacente alla casetta rurale di un famiglia e, un po’ spiando, un po’ ascoltando, apprende la loro lingua e addirittura impara a leggere. Come abbiamo visto sopra, il suo aspetto, la sua oggettiva diversità, wretched, si definirà egli stesso, gli impediscono ogni contatto. L’esito sarà una continua fuga, l’odio verso il suo creatore, la vendetta, la fuga verso la fine del mondo, il polo nord, dove perdersi e sparire definitivamente.

     L’autrice è affascinata dal suo mondo, dalla realtà. Penso alla natura, soprattutto quella ancora intatta della montagna svizzera, penso alla scienza, alla possibilità di nuove scoperte nel campo scientifico, ingenue se vogliamo, ma in qualche modo possibilmente utili all’umanità. E’ interessata allo sviluppo di nuovi rapporti sociali, all’amicizia, alla solidarietà, alla giustizia, al sacrificio. Tutti gli aspetti del mistero della vita, della realtà, le interessano. E non mancano domande suscitate da quello che chiama lo stupendo meccanismo del Creatore del mondo.  La fine del romanzo, con la creatura, il demone, piangente, curvo su Frankenstein morente, prima di gettarsi verso il polo nord a bordo di una slitta, getta un’ombra di incertezza sul lettore. La creatura odia Frankenstein per come l’ha fatto, ma non può non piangerlo, amarlo quasi, perché gli ha dato la vita. E’ questo legame quasi incomprensibile che, mi pare, fa riflettere sul rapporto tra creato e creatore. L’uomo non può sostituirsi al Creatore, a rischio di incalcolabili disastri, ma non può che odiarlo oppure amarlo.

 


A cura di:

Marco Grampa

Laurea in Lingue e Letterature moderne presso IULM di Milano. Insegnante al Liceo Classico Crespi di Busto Arsizio per 20 anni, per otto anni presso il Liceo Scientifico Tirinnanzi di Legnano, dove ha operato come senior manager per scambi culturali con istituti australiani, portoghesi e USA.
Traduttore di opere soprattutto di carattere letterario da paesi di lingua inglese, in particolare africani.
Autore di racconti e brevi saggi per riviste locali.

 

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